Spunta un nuovo video che cattura l’uccisione di un altro giovane afroamericano disarmato dopo essere stato fermato in New Jersey da un poliziotto bianco per eccesso di velocità. Nella clip si vede che l’agente chiede al giovane di sedersi nella propria ‘gazzella’ in attesa del carro attrezzi dopo che la sua auto è finita in panne.
L’afroamericano avrebbe tentato di sedersi sul posto di guida due volte: la prima volta l’agente usa lo spray urticante, la seconda lo tira fuori dall’auto e in una colluttazione gli spara 6 volte. Le immagini arrivano dalla videocamera sul cruscotto dell’auto dell’agente e sono state diffuse dall’attorney general del New Jersey, che sta indagando sull’episodio, accaduto il 23 maggio, due giorni prima della morte di George Floyd.
Nei circa 30 minuti di video, il fermo sembra routine. L’agente Randall Wetzel ottiene le generalità di Maurice Gordon, 28 anni, di Poughkeepsie, New York, e chiama un carro attrezzi. Il poliziotto gli offre una mascherina e un passaggio in una concessionaria d’auto. Dopo 20 minuti che era seduto nell’auto della polizia, Gordon si toglie la cintura di sicurezza ed esce dalla vettura. Wetzel gli grida di stare dentro diverse volte mentre sembrano azzuffarsi all’esterno. L’attorney general ha riferito che Gordon ha tentato di entrare due volte sul posto di guida della pattuglia e che l’agente ha reagito prima con lo spray e poi spingendolo fuori e sparandogli sei volte durante una colluttazione. Il poliziotto è stato sospeso, in attesa dell’esito dell’indagine.
A due settimane dalla uccisione di Floyd, l’afroamericano soffocato con un ginocchio da un agente bianco a Minneapolis, il movimento di protesta che ha percorso il Paese ottiene intanto le prime promesse di cambiare la polizia e la giustizia, mentre Donald Trump affonda nei sondaggi anche per la pessima gestione della crisi. L’intervento più importante arriva dai democratici, che hanno annunciato alla Camera un pacchetto di riforme dopo aver osservato inginocchiati nell’Emancipation hall 8 minuti e 46 secondi di silenzio, il tempo dell’agonia di Floyd. Tra i punti principali della proposta, la demilitarizzazione della polizia limitando il trasferimento di armi militari ai suoi dipartimenti locali e statali; l’obbligo delle videocamere sul cruscotto delle auto e sul corpo degli agenti; il divieto della stretta al collo (quella che ha ucciso Floyd) e le perquisizioni senza mandato in casi di droga; fine della profilatura razziale; un database nazionale sulla cattiva condotta degli agenti.
Gli americani in tutto il Paese protestano pacificamente per chiedere di far cessare l’ingiustizia”, ha spiegato la speaker della Camera Nancy Pelosi. Un’altra stretta sulla polizia – che secondo un conteggio del Washington Post ha ucciso quasi mille persone all’anno dal 2015 – arriva da ‘De-fund the police’, il movimento che chiede di togliere o ridurre i fondi ai dipartimenti di polizia e di usarli per risolvere i problemi socio-economici delle comunità locali. Una richiesta già fatta propria dal consiglio comunale di Minneapolis, che ha deciso di smantellare la polizia di casa. Una mossa senza precedenti replicata dal sindaco dem di New York Bill de Blasio, che ha promesso di tagliare nel giro di tre settimane una parte dei fondi destinati al New York Police Department (il suo bilancio è di 6 miliardi di dollari) e di destinarli ai servizi per i giovani e ai servizi sociali. Sulla stessa linea il sindaco di Los Angeles Eric Garcetti, anche lui democratico, che ha fatto marcia indietro sulla promessa di nuovi fondi alla polizia locale, reindirizzando 150 milioni di dollari a programmi per sanità, lavoro e centri per la pace.
Musica per le orecchie di Donald Trump, che cavalca il tema su Twitter: “Ora la sinistra radicale dei democratici vuole togliere i fondi e abbandonare la nostra polizia. Scusate, io voglio legge e ordine”, cinquetta rilanciando lo slogan di Richard Nixon. Ma Joe Biden non gli lascia strada su questo terreno: tramite un portavoce, precisato di non condividere la riduzione dei finanziamenti alla polizia. E incontra i famigliari di Floyd nella sua città natale di Houston, nel giorno dell’ultima commemorazione pubblica prima dei funerali di domani, ai quali non parteciperà ma invierà un videomessaggio. Il tycoon intanto perde terreno nei sondaggi.
E il senatore repubblicano Mitt Romney, ex candidato alla Casa Bianca, era tra le persone che hanno marciato a Washington verso la Casa Bianca. “Bisogna trovare un modo per porre fine all’ingiustizia e alla brutalità e per rassicurare una volta per tutte la gente che la vita dei neri conta, come la vita di tutti”, ha dichiarato Romney. Il senatore, notoriamente un forte critico di Trump, avrebbe fatto sapere – secondo quanto riportato dal New York Times – che a novembre non voterà per il tycoon.
Un gruppo di 66 esperti di diritti umani dell’Onu hanno condannato quelli che definiscono i “linciaggi razziali dei nostri giorni” che gli afroamericani continuano a subire negli Stati Uniti.
In due diverse dichiarazioni si fa riferimento alla violenza della polizia ed al razzismo sistematico che emerge dai casi di Gorge Floyd e di altri afroamericani uccisi durante operazioni di polizia. Uccisioni spesso documentate, come nel caso di Floyd, da video che sono “uno shock per le nostre coscienze ed evocano il terrore che il regime dei linciaggi negli Stati Uniti intendeva incutere“.
Considerati i così tanti esempi di impunità in casi di violenza razziale di questo tipo, gli afroamericani hanno buone ragioni di temere per la propria vita” aggiungono gli esperti Onu sottolineando come nella polizia Usa ancora pesi “l’eredità del terrore razziale” che affonda le sue origini nelle ” pattuglie per catturare gli schiavi ed al controllo sociale”.
Gli esperti Onu quindi esortano il governo americano ad affrontare il “razzismo sistemico ed i pregiudizi razziali che esistono all’interno del sistema di giustizia avviando un’indagine indipendente ed assicurando che vengano attribuite le responsabilità per tutti i casi di violenza eccessiva da parte della polizia”.
Infine, viene duramente criticata la risposta che invece sta dando Donald Trump che “minaccia una maggiore violenza dello stato, usando un linguaggio che evoca i segregazionisti razziali del passato dell’America che si sono impegnati per negare ai neri i loro diritti umani fondamentali“.
Nei giorni scorsi Trump ha scritto su Twitter che se i dimostranti fossero riusciti ad entrare nella Casa Bianca “avrebbero trovato i cani più feroci ad accoglierli“, parole che secondo molti sembravano evocare le immagini delle pattuglie di schiavisti che davano la caccia con i cani agli schiavi fuggiti.