Sono 28 le persone finite in carcere nel maxi blitz diretto dalla Dda di Potenza. Altre 9 sono andate ai domiciliari. In manette, tra gli altri, sono finiti Renato Martorano e Dorino Stefanutti, ossia i vertici dell’omonima organizzazione criminale che, secondo la ricostruzione dei magistrati diretti dal procuratore Francesco Curcio, è “ampiamente riconosciuta dalla ‘ndrangheta calabrese e dai clan mafiosi lucani, siciliani e pugliesi”. Le indagini, come riferisce una nota della procura di Potenza, hanno infatti fatto emergere “l’esistenza di solidi legami intrattenuti e consolidati nel corso degli anni dal sodalizio lucano con alcuni clan maggiormente accreditati sul territorio nazionale, come quello dei Pesce-Bellocco di Rosarno (Rc) e quello dei Grandi Aracri di Cutro, con cui è stato intessuto un consistente e duraturo rapporto di collaborazione criminale coltivato negli anni specie nel settore dei videogiochi”.
Sono inoltre emersi altri collegamenti con “esponenti della mafia siciliana legati al sodalizio dei Santapaola di Catania” e con altri gruppi criminali attivi in Puglia e Basilicata. I settori “di preminente interesse” del gruppo criminale erano quelli legato al traffico di armi e droga. Due business particolarmente redditizi che hanno permesso al clan “di movimentare cospicue somme di denaro” in parte utilizzate “per l’assistenza in favore di sodali detenuti”. Una “forma di mutua assistenza” di cui avrebbe beneficiato lo stesso Dorino Stefanutti, che durante la sua detenzione nel carcere di Melfi “oltre a ricevere costante assistenza materiale, impartiva specifiche direttive verso l’esterno”, continuando così “a mantenere il controllo del territorio” anche “attraverso la consegna di pizzini”.