“A un anno di distanza dall’intervento di gastroresezione, il loro peso corporeo è diminuito quasi del 30% riducendo drasticamente l’eccesso ponderale, la steatoepatite non alcolica (Nash) da cui erano affetti è scomparsa e con essa, nel 90% dei casi, è scomparso anche il fegato grasso (Nafld)”. Sono i risultati incoraggianti del primo studio al mondo sugli effetti della chirurgia bariatrica sui minori, effettuato dai medici dell’ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma e pubblicato sulla rivista ‘Journal of Paediatrics’. In Europa si calcola che 1 bambino su 3, tra i 6 e i 9 anni, sia in sovrappeso oppure obeso. In tutto il mondo si stima che entro il 2025 i bambini in sovrappeso sotto i 5 anni passeranno dagli attuali 41 milioni a 70 milioni. In Italia, su circa 50.000 bambini di età compresa tra gli 8 e i 9 anni, quasi il 10% è obeso (di cui il 2% circa a livelli gravi) e il 21% in sovrappeso. L’approccio chirurgico in età pediatrica viene preso in considerazione nei casi più gravi.
Lo studio portato avanti dai medici del Bambino Gesù ha coinvolto 93 bambini gravemente obesi di età compresa tra 13 e 17 anni, con diagnosi di steatoepatite non alcolica. Un gruppo di ragazzi (21%) è stato trattato con una resezione gastrica verticale (sleeve gastrectomy) laparoscopica: consiste nella drastica riduzione del volume dello stomaco che viene trasformato in un tubulo di circa 100 ml di volume. Un altro gruppo (21%) è stato trattato con interventi sullo stile di vita e con un palloncino intragastrico, che viene fatto ingoiare o viene posizionato endoscopicamente nello stomaco e poi nel fondo dello stomaco per indurre il senso di sazietà e aiutare così il paziente a seguire una dieta più corretta. Sul restante 58% dei ragazzi si è intervenuti solamente agendo sugli stili di vita.
A un anno dall’inizio del trattamento – rendono noto i ricercatori del Bambino Gesù – tutti i bambini sono stati sottoposti a valutazione clinica, psicologica, esami del sangue, biopsia epatica, polisonnografia, controllo ambulatoriale della pressione arteriosa ed esame del fundus oculi. I 20 ragazzi trattati con sleeve gastrectomy hanno fatto registrare una perdita media di peso del 28%, la scomparsa della steatoepatite e, nel 90% dei casi, anche del fegato grasso. Gli altri 20 bambini trattati con palloncino intragastrico e con interventi sullo stile di vita hanno fatto registrare una perdita di peso pari al 10%. Tra loro però, in 6 casi (23,7%) è ricomparsa la steatosi epatica mentre a 7 ragazzi (36,8%) è tornata la fibrosi epatica. Infine nei pazienti trattati solo con interventi mirati sullo stile di vita non si sono registrati miglioramenti significativi né nel calo ponderale (-0,3%) né per quanto riguarda i danni al fegato.
“Un adolescente, a 12, 13 o 14 anni – spiega Valerio Nobili responsabile di malattie epato-metaboliche del Bambino Gesù – per un eccesso di peso così grave da compromettere gli organi più importanti come cuore, fegato, pancreas, avrà davanti a se un futuro fatto di medicine e ricoveri ospedalieri. Ovviamente questo approccio terapeutico può essere applicato solo alla grande obesità e non deve mai prescindere da un cambiamento di vita fatto di rigoroso controllo alimentare ed attività fisica”. “Gli straordinari sviluppi della tecnologia in chirurgia mininvasiva sono stati preziosi in questo settore – osserva Giuseppe De Peppo, responsabile della Chirurgia generale della sede di Palidoro dell’ospedale pediatrico – ed è ormai scientificamente dimostrato che la chirurgia laparoscopica della grande obesità è da considerarsi addirittura più sicura di quella necessaria per curare un’appendicite o i calcoli della colecisti. Il decorso post-operatorio dopo sleeve gastrectomy è di soli 3-4 giorni con rapidissimo ritorno alle normali attività. La nostra gioia maggiore è quella di rivedere questi ragazzi durante il follow-up e avere grande difficoltà nel riconoscerli non solo per i tanti chili persi ma soprattutto per la loro radicale trasformazione emozionale e di comunicazione”.