Meeting di Rimini e Ius Scholae, Piantedosi lo boccia: ‘L’Italia è il Paese che dà più cittadinanze in Europa’

Il ministro dell’interno, Matteo Piantedosi, dalla platea del Meeting di Rimini, manda un messaggio chiaro e preciso alla sinistra e a quanti pensano che in Italia ci sia un problema di Ius soli e Ius Scholae. Conferma che l’Italia è al primo posto, nel Vecchio Continente, per numero di cittadinanze concesse agli stranieri, e ricorda che il nostro ordinamento già prevede, nei fatti, in alcuni casi, l’applicazione della misura.

“Siamo al primo posto per concessioni di cittadinanze in Europa, arriviamo quasi al doppio di paesi come Germania e Francia”, ha detto il titolare del Viminale. “Checché se ne dica, la nostra legislazione è quella che consente il maggior numero di concessioni di cittadinanza in tutta Europa” ha proseguito il ministro.

“La legge già prevede lo ius soli”

”Pochi dicono che nel nostro ordinamento, l’articolo 4 della legge che disciplina adesso la cittadinanza, c’è addirittura uno spunto di ius soli, perché viene concessa la cittadinanza allo straniero che, nato in Italia, vi ha trascorso tutta la sua vita fino al compimento del 18esimo anno di età’, ha specificato il ministro degli interni, che di fatto ha bocciato qualsiasi ipotesi di Ius Scholae. Da parte del ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, c’è una netta chiusura sullo Ius Scholae. Una posizione che deriva da un’analisi del Viminale sulla cittadinanza basata su dati Eurostat.

“Se questa discussione sulla cittadinanza serve ad aggiornare il panorama delle valutazioni che un Paese come il nostro deve fare sui processi di integrazione che sono dietro l’istituto della cittadinanza italiana va benissimo. Io però credo che questa discussione vada fatta scevra da condizionamenti ideali o addirittura ideologici”, ha aggiunto Piantedosi dalla platea del meeting organizzato da Comunione e Liberazione.

Il ministro degli interni, a proposito dell’immigrazione, ha poi parlato del ruolo insostituibile del terzo settore. “Non c’è nessuno Stato che può avere l’illusione di gestire in autonomia fenomeni di grande complessità senza il ruolo delle associazioni del terzo settore”.

“Nessuna organizzazione statale e nessuna formula di governo può prescindere dalle organizzazioni sociali: intermediazione significa arrivare meglio negli interstizi della vita civile e della vita sociale”, ha aggiunto il responsabile del Viminale.

Per Piantedosi, “si devono creare dei meccanismi di incrocio tra l’offerta di aiuto della società civile e il contributo sempre importante delle istituzioni che ne sono responsabili, attraverso un’articolazione territoriale che si è rivelata la formula più vincente”.

I dati del Viminale

Secondo i dati Eurostat, nel decennio 2013-2022 l’Italia ha concesso 1.463.330 cittadinanze, il numero più alto in Europa. L’Italia detiene il record nel 2015, 2016, 2017, 2020 e 2022. Scendendo nel dettaglio degli anni recenti, nel 2023 gli stranieri che hanno acquisito la cittadinanza italiana hanno sfiorato i 200.000 (199.995) mentre la Spagna ne ha rilasciate 240.208, la Germania 200.100 e, infine, la Francia 97.288. Se però si osserva il 2022 emerge che nell’Ue sono state in totale 989.940 le persone che hanno acquisito la cittadinanza del Paese in cui vivono, con un aumento di circa il 20% (+163.100) rispetto al 2021: quelle che hanno avuto la cittadinanza italiana sono state 213.716, il 76% in più rispetto al 2021, quando erano diventate italiane 121.457 persone. La maggior parte delle nuove cittadinanze rilasciate nel 2022 è stata quindi concessa dall’Italia (22% del totale dell’Ue), seguita dalla Spagna (181.581 pari al 18% del totale Ue), dalla Germania (166.640, il 17% del totale Ue), dalla Francia (114.500, il 12% del totale Ue) e Svezia (92.200, il 9% del totale Ue).

Nel 2022 sono diventate cittadini italiani soprattutto persone originarie dell’Albania (38mila), Marocco (31mila) e Romania (16mila). Questi tre Paesi rappresentano il 40% delle acquisizioni totali. Al quarto posto il Brasile con 11mila, seguito da India, Bangladesh e Pakistan, che complessivamente hanno registrato 20mila nuove acquisizioni. L’età media delle persone che hanno ottenuto la cittadinanza nei Paesi Ue è di 31 anni. Tra coloro che hanno avuto la cittadinanza italiana nel 2022, il 26% è composto da ragazzi fino ai 14 anni e se si considera anche la fascia di età 15-19 anni, si arriva a comprendere il 37% di tutte le acquisizioni.

“Nel 1992 milioni di italiani nel mondo persero la cittadinanza. Prima di parlare di Ius sanguinis, ius soli, ius culturae e ius scholae, bisognerebbe risolvere questa vergogna che va avanti da 30 anni, un torto verso i nostri connazionali al quale si potrebbe riparare in pochissimo tempo”. Così Andrea Di Giuseppe, parlamentare di Fratelli d’Italia eletto all’estero.

“Dopo ogni Olimpiade – continua Di Giuseppe – sì riaccende il dibattito sul tema della concessione della cittadinanza nel nostro Paese, dimenticando l’ingiustizia fatta dall’Italia ai propri figli. Ho ricevuto centinaia di lettere di nostri connazionali, tantissimi dei quali molto avanti negli anni, ornai al tramonto della vita, che desiderano solo tornare italiani e morire italiani. Restituiamogli il passaporto e poi affrontiamo il resto. Prima di ottenere il doppio passaporto, sono stato un immigrato negli Usa – conclude – e conosco perfettamente le difficoltà, la fatica, le speranze e i sogni di chi si sposta da un Paese a un altro. I meccanismi per la concessione della cittadinanza vanno assolutamente rivisti in Italia ma bisogna farlo nel giusto modo. La sinistra attacca la maggioranza, invocando ius soli, ius culturae e ius scholae, dove era quando ha avuto la possibilità di fare qualcosa? Non si gioca con le speranza di un essere umano”.

La memoria digitale non perde colpi: così, complici meccanismi informatici, virtuosismi internetici e “presti-digitatori” solerti mettono mano alla tastiera, nelle stesse ore in cui, dopo l’apertura di Antonio Tajani sul tema dello Ius Scholae – con Bonelli subito all’arrembaggio in cerca di un’intesa – rispunta il video con Silvio Berlusconi che, ospite di Fabio Fazio a Che tempo che fa, in una puntata del 2017, rispondeva alla domanda del conduttore sulla sua posizione riguardo la legge sulla cittadinanza agli stranieri nati in Italia, ribadendo il proprio no allo Ius soli. E argomentando con diversi motivi. Intanto, «perché i trafficanti di uomini avrebbero un argomento per dire che in Italia è più facile conquistare la cittadinanza». E poi perché «alcuni di loro odiano i cristiani, gli ebrei, lo Stato italiano». Concludendo quindi: «Non si può dare loro la cittadinanza italiana solo perché hanno frequentato una scuola».

Non solo. Perché anche in secondo momento, sempre a stretto giro dall’intervista tv, il Cav dai suoi canali social – riportando le parole pronunciate sul tema e rilanciando asserzioni e convinzioni enucleate nel salotto di Fazio – confermava che «lo Ius Soli è una legge sbagliata al momento sbagliato», che «regalerebbe la cittadinanza a chi magari non la merita». Spiegando altresì: «Non credo possa diventare italiano chi non ama la nostra civiltà e il nostro stile di vita. Chi pensa che la donna debba essere velata o segregata; chi odia gli ebrei o i cristiani; chi dimostra comprensione per il terrorismo». Concludendo: certo «si deve distinguere caso per caso. Per questo motivo cinque anni di scuola di per sé non significano nulla e non dimostrano nulla… «Non basta essere andati a scuola qui da noi»…

Anche 5 anni più tardi – eravamo nel luglio del 2022 – Berlusconi, ritoccando un minimo la sua posizione, dichiarava di ritenere semmai che per la cittadinanza fosse necessario aver frequentato almeno tutti i 10 anni di scuola dell’obbligo in Italia. Aggiungendo poi in una nota ad hoc: «La sinistra ha bocciato in Parlamento tutte le nostre proposte di buonsenso, dimostrando di non essere interessata al risultato finale». E chiosando: «Provocazioni o prove di forza come la proposta inaccettabile sulla coltivazione domestica e l’uso della cannabis, e impuntature come quella sul cosiddetto Ius Scholae, creano solo instabilità e confusione». Parole ancora assolutamente attuali…

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