“Per noi sfilare a Roma ha un forte significato simbolico. Questa è la nostra città che ogni giorno ispira la nostra creatività”, raccontano i direttori creativi della maison Valentino Maria Grazia Chiuri e Pierpaolo Piccioli dopo il mega show di in piazza Mignanelli davanti alla sede dell’atelier della griffe che disegnano con tanto successo da molti anni. Una sfida pazzesca e intuitiva, vinta dalla maison Valentino anche con il mega-evento tra arte e mondanità per la presentazione della collezione haute couture. L’evento è avvenuto davanti al palazzo cinquecentesco che racchiude lo scrigno dell’atelier dove lavorano 78 persone che Maria Grazia Chiuri e Pierpaolo Piccioli hanno voluto far conoscere al mondo coi ritratti che chiudono lo splendido volume “Valentino Mirabilia Romae”. La maison da più di venticinque anni sfila pret-à-porter e couture a Parigi, e l’ultima sfilata romana è stata per il 45° del brand nel 1996. Dunque un ritorno per una sola volta, con assoluta magnificienza. Sull’installazione di legno, un po’ come per una passeggiata archeologica intorno alla Colonna dell’Immacolata, tra gli spilli e i pini immaginari dell’artista Pietro Ruffo, hanno preso posto 715 persone arrivate da ogni dove e tra loro personaggi notissimi come Gwynet Paltrow accanto al fondatore Valentino Garavani e a Giancarlo Giammetti, Tilda Swinton, James Mardsen, Michelle Rodriguez, Ben Stiller, Owen Wilson, Mika e tanti volti del cinema italiano tra cui Luisa Ranieri, Isabella Ferrari Luca Zingaretti, Alba Rorhwacher e Pier Francesco Favino. Chi nasce a Roma vive nell’arte e questa bellezza che noi quasi diamo per scontata va invece raccontata a tutti, insieme all’enorme potenzialità del nostro artigianato. Per questo abbiamo deciso di aprire da settembre prossimo una Scuola di Couture nel nostro atelier, per dieci giovani talenti che per un anno potranno imparare i segreti di Valentino”, raccontano i due stilisti. Ed ecco in passerella le ‘Mirabilia di Valentino’, col primo abito l’Uccello di Zeus in tulle nero ricamato di piume e applicazione di un’aquila su nastro rosso come nello stemma appena ritrovato dopo i restauri a Palazzo Mignanelli, con la modella coi capelli legati alla nuca e la corona da imperatrice romana. Poi via alle 48 modelle alcune con abiti come armature di pizzo ma dalla forte fragilità, molti neri “perché ci piaceva raccontare il mistero di Roma e la sua anima meno conosciuta” come raccontano gli stilisti che hanno ancora una volta insistito sui sandali alla schiava e sui gioielli dal sapore antico a cera fusa creati da Alessandro Gaggio. Soprendende la cappa nera Colosseo di cashmere e velluto e sotto l’abito delicatissimo che schiude la gabbia dei leoni di questa moderna Gladiatrice. Gran finale Vibia Sabina in lungo di velluto rosso antico e scollatura profonda. Quindici minuti di standing ovation e settecento persone in piedi.
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