‘Una lunga conversazione svoltasi in un clima di cordialità e collaborazione’. Fonti del Quirinale definiscono così l’incontro a pranzo tra il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, e quello del Consiglio, Giorgia Meloni. Un colloquio programmato, in agenda, anche alla luce del Consiglio europeo della settimana scorsa, e non fissato all’ultimo minuto, benché la stampa non ne fosse a conoscenza, aggiungono a Palazzo Chigi, confermando che si è trattato di un confronto ‘molto positivo’. Più lungo del previsto, tuttavia, tanto da far saltare la presenza del premier a Udine per la chiusura della campagna elettorale di Massimiliano Fedriga a governatore: Meloni ci è stata, ma in collegamento, sfuma il ‘tridente’ che avrebbe dovuto vederla sul palco con i due vicepremier, Matteo Salvini e Antonio Tajani.
Ovviamente viene presentato da altri in modo contrapposto. C’è chi scrive: ‘Ci hanno tenuto a specificare che il pranzo al Colle era programmato ma chi può giurarlo, lei infatti ha improvvisamente annullato la visita a Udine per la campagna elettorale ‘per il protrarsi’ del pranzo. Comunque sia, se il capo dello Stato ti tiene a conversare per due ore è chiaro che qualcosa va chiarito: non esattamente una passeggiata, per la premier. La materia d’altronde non manca, e i due non hanno una consuetudine particolare, dunque i dossier si sono accumulati e con essi le incomprensioni. Poi le preoccupazioni per le traversìe sul Pnrr hanno in un certo senso obbligato il Capo dello Stato, sempre vigile su questioni che s’intrecciano con la politica europea, a chiedere lumi alla presidente del Consiglio. Palazzo Chigi dice che è andato tutto benissimo, il Colle non ha commentato. Di certo, il pranzo di ieri inevitabilmente suggerisce che il momento politico è molto particolare, difficile, con il governo in affanno su immigrazione e Pnrr e la squadra di Fratelli d’Italia che ogni giorno ne inventa una a costo di spaccare il Parlamento e il Paese. Se questo è il contesto generale, la conseguenza non può che essere quella di un baratro tra la destra al governo e le opposizioni. La cosa non è il massimo per il Paese ma ci sono pochi dubbi sul fatto che la responsabilità della spaccatura vada ascritta al partito della premier, tanto è vero che una Meloni in evidente difficoltà su una cosa enorme come l’attuazione del Pnrr tutto dice tranne l’unica cosa che andrebbe detta: siamo in una situazione molto seria, apriamo un confronto in Parlamento, creiamo un clima costruttivo tra maggioranza e opposizione. Macché. A Palazzo Chigi si giudica la richiesta di un dibattito parlamentare avanzata dal Partito democratico come ‘una follia’, come se i problemi squadernati dalla Corte dei Conti sulle difficoltà, e anche gli errori, che l’attuazione del Pnrr incontra siano polemiche giornalistiche e non tali, invece, da configurare un’emergenza nazionale che sta tutta sulle spalle del governo’.
Sul Pnrr è significativo il commento di Paolo Gentiloni, commissario europeo per l’Economia che parla della terza trance di fondi relativi: ‘Arriveranno quando arrivano, io sono ottimista però: le decisioni vengono prese quando la Commissione dà un parere favorevole e questo avverrà nel giro di pochissime settimane. E mi auguro senza difficoltà tenendo conto che la stragrande maggioranza degli obiettivi sono già raggiunti” anche se “poi ci vuole l’approvazione finale. Io non sono preoccupato affatto per l’erogazione richiesta a fine dicembre penso che i punti che sono ancora da chiarire saranno chiariti. Vedo una grandissima buona volontà da parte del governo, il punto che sappiamo tutti è che l’assorbimento di risorse così ingenti non sia facile in Italia e quindi man mano che il piano va avanti la strada diventa più impegnativa ma anche più risolutiva dal punto di vista economico’.
Giorgia Meloni in merito è chiara: ‘Il Governo sta facendo ‘un lavoro capillare, certosino, per rimodulare un Pnrr che non abbiamo scritto noi. Quello che noi stiamo facendo è cercare di renderlo compatibile con quello che era stato scritto, ma anche con le priorità nuove per la nostra nazione, a partire dal tema della sicurezza energetica’.
Se questo è il contesto generale, la conseguenza non può che essere quella di un baratro tra la destra al governo e le opposizioni. La cosa non è il massimo per il Paese ma ci sono pochi dubbi sul fatto che la responsabilità della spaccatura vada ascritta più alle opposizioni che al partito della premier.
Poi, a sorpresa, arrivano le avances di Giuseppe Conte che sul Pnrr ha offerto una ‘mano tesa’ al governo.
Per il capo del Movimento 5 stelle il Pnrr è un nervo scoperto se rievochiamo la parole di Carlo Bonomi e il grottesco incontro di Villa Pamphili organizzato da Conti premier: ‘Noi immaginavamo un Piano che si concentrasse a rafforzare il potenziale di crescita del Paese. Ci siamo invece trovati di fronte a una serie di interventi a pioggia, con Conte che fa il paladino di questa ‘occasione da non sprecare’.
Mattarella e Meloni hanno affrontato un ampio ‘giro d’orizzonte’ per ‘il punto sull’azione del Governo e sui lavori del Parlamento’. Particolare attenzione naturalmente è stata riservata al dossier Pnrr, dopo il mese ‘supplementare’ concesso da Bruxelles all’Italia. Più volte il Capo dello Stato ha sottolineato che ‘il Piano nazionale di ripresa e resilienza è un appuntamento che l’Italia non può eludere’ e che quindi ‘non possiamo permetterci di perdere questa occasione’. Di qui l’invito ‘per tutti’, rimarcato da ultimo la settimana scorsa, a ‘mettersi alla stanga’.
Indicativo il discorso fatto in merito da Mattarella in diversa occasione:
‘Non sono tempi facili, a partire dalla guerra in atto che in Europa sta turbando e alterando il nostro presente e minaccia le condizioni di indipendenza, libertà e benessere faticosamente costruiti dopo il Secondo conflitto mondiale, soprattutto attraverso la scelta lungimirante dell’unità europea.
Tuttora viviamo anche le conseguenze del dopo pandemia, ma il nostro sistema economico è stato capace di sorprendere e dimostrare capacità di ripresa inattese. Il Paese vi è riconoscente per il ruolo che avete svolto, così come è grato alle innumerevoli serie di imprenditori, di lavoratori che operano nelle imprese; imprenditori, lavoratori che di questo risultato sono attori. Il nostro sistema è un sistema globale e locale. Sono le costellazioni del nostro sistema delle imprese che richiamano in tutto il mondo attenzione.
Accanto ai ‘campioni’, è l’esperienza dell’agglomerato delle piccole e medie imprese ad attirare l’interesse, in America Latina come in Africa, dove mi sono recato più volte anche da recente. Si tratta di un modello di rapporto tra economia e territori che viene guardato ovunque, con attenzione, cercando di riprodurlo.
L’Italia, in questo momento, è protagonista di un importante cambiamento, reso possibile tramite i programmi che l’Unione europea ha propiziato con il Next Generation EU. È un lavoro che vi riguarda per l’impegno che avete, per la vostra parte, assunto. Si è trattato di un passo importante in sede europea, con il passaggio da obiettivi di pura stabilità economica a obiettivi di crescita solidale e sostenibile. Vi è coerenza nel disegno per il futuro tracciato dalle istituzioni europee: Parlamento europeo, Commissione, Consiglio.
E l’Italia è giustamente orgogliosa di avere la responsabilità di esserne parte trainante. Oggi, in particolare, con le conseguenze dell’aggressione della Federazione Russa all’Ucraina, si stanno, tuttavia, determinando conseguenze pesanti anche sul terreno economico, con fenomeni di inflazione che possono mettere in discussione la ripresa. È una sfida che riguarda tutto il nostro sistema. Dobbiamo saper avvicinare le aziende, anche quelle di minor dimensione, alla digitalizzazione, alla internazionalizzazione, avvicinandole all’accesso a fonti di finanziamento eque e affidabili, valorizzando il nostro risparmio.
Sappiamo che partecipazione e unità sono essenziali per la coesione. La dimensione della crescita da sola non basta: perché non può esservi divaricazione tra economia e società. Le Camere di commercio sono diffuse nell’intero territorio nazionale, e non sfuggono certamente alla vostra capacità di osservazione, di analisi e di intervento, oltre alle diseguaglianze sociali, quelle territoriali che, accanto alla questione fondamentale del Mezzogiorno, ripropongono oggi temi come quelli delle aree interne, con il loro potenziale sottoutilizzato di crescita, è una grande impresa quella di assicurare il progresso di tutto il Paese.
E in questa impresa siete, a buon titolo, coinvolti. Siamo, è stato poc’anzi ricordato, ai 75 anni della Costituzione. Una Costituzione largamente fondata sulle comunità delle autonomie sociali, territoriali e funzionali. Nel ringraziarvi per il vostro impegno, mi permetto di rivolgere a voi l’invito che, in un contesto ben diverso, Alcide De Gasperi rivolse nel dopoguerra, quando occorreva ricostruire l’Italia dalle macerie e, insieme, edificare un’autentica democrazia. È il momento per tutti, a partire dall’attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza, di ‘mettersi alla stanga’.
A Palazzo Chigi, nel condividere quanto questo tema sia centrale per il Paese, parlano di una ‘cooperazione virtuosa’ con il Colle, così come sugli altri dossier, vale a dire costi dell’energia, codice degli appalti e questione migranti, in ‘un’ottica di governo di lungo periodo’, vale a dire ‘fine legislatura’.
D’altra parte, è noto che al Quirinale la difesa delle proprie prerogative costituzionali è sempre stata accompagnata dal rispetto per quelle di Governo e Parlamento, senza tralasciare in ogni caso un’azione di moral suasion, considerata comunque più efficace se esercitata lontano dai riflettori.