Meloni e denatalità: ‘Ora al lavoro per un’impresa a misura di mamma’

‘La maternità (non) è un’impresa’, è il titolo  della manifestazione promosso dal ministro Eugenio Roccella a Roma al Tempio di Adriano alla quale la premier Meloni ha inviato un videomessaggio: ‘Nessuno meglio delle nostre aziende sa quanto sia importante fare investimenti produttivi. E quanto sia importante scommettere sul domani. Nessuno più di questo governo crede che l’investimento nella natalità per invertire il trend demografico voglia dire scommettere su noi stessi. Perché senza figli avremo un’Italia più povera e sarà a rischio la sostenibilità del nostro welfare. Verrà meno quella staffetta generazionale sulla quale si fonda la capacità di portare nel futuro la nostra identità di popolo. La denatalità affligge tutta l’Europa. Un certo clima culturale ha contribuito a spingere giù la curva demografica. Per decenni c’è stata molta disattenzione nei confronti della famiglia. Mentre altrove si correva ai ripari, da noi parlare di sostegno alla natalità sembrava quasi essere un tabù. Ecco, noi abbiamo infranto quel tabù’, dice con un pizzico di orgoglio:  ‘Abbiamo messo la famiglia e la natalità al centro della agenda di governo. Lo abbiamo fatto nonostante le poche risorse che avevamo a disposizione: con questa legge di bilancio abbiamo messo in campo un pacchetto di provvedimenti che vale complessivamente oltre due miliardi e mezzo di euro. La denatalità e la mancanza di libertà sono in fondo due facce della decrescita. E la decrescita, checché ne dica qualcuno, non è mai felice. Ma il governo da solo non può farcela, serve l’aiuto di tutti, a partire da chi, come voi, si rimbocca le maniche ogni giorno per creare posti di lavoro. Per produrre ricchezza e benessere per la propria Nazione. Oggi il governo vi propone di sottoscrivere un patto, perché la sfida demografica coinvolge tutti e ha bisogno di tutti. È una sfida per il futuro dell’Italia, è una sfida per la libertà, in particolare delle donne. Perché purtroppo, sono ancora troppe le donne costrette a dimettersi dal lavoro dopo essere diventate mamme, E noi non possiamo permettere tutto questo. Allora  dobbiamo perseguire tutti insieme l’obiettivo di costruire una cultura e un’organizzazione del lavoro che non consideri la genitorialità come una penalità. Ma che anzi accompagni e valorizzi l’esperienza di diventare padre o di diventare madre. Dobbiamo promuovere una nuova consapevolezza, anche culturale, mettere in rete quelle tante buone pratiche. Che dove ci sono aumentano la produttività delle realtà nelle quali si realizzano, migliorano il benessere delle persone e fanno crescere la natalità. Perché noi vogliamo che l’Italia cresca, che cresca la libertà dei suoi cittadini, il benessere dei suoi lavoratori, il suo tessuto produttivo. E un’impresa a misura di mamma e di bambino può essere una chiave di volta per affrontare tutti insieme questa sfida’.

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