Meloni e governo Draghi in ritardo negli accordi Ue sui fondi

Giorgia Meloni presenta il conto al governo Draghi che la sinistra insiste a voler tener in piedi malgrado barcolli da tutte le parti. Lo spettro delle elezioni ha scatenato una fifa blu nel Pd, che da giorni ormai preme per tenere incollati i cocci di un esecutivo che fa acqua da tutte le parti. Una realtà in bilico su equilibri precari andati in frantumi, che solo il voto potrebbe sanare. Ma che la sinistra ha trasformato in una eventualità democratica del periodo ipotetico dell’irrealtà, e che il coordinamento Pd ha rinnegato ancora una volta poco fa. Tutto, sempre nel timore di restituire la parola agli italiani. Intanto, la leader di Fratelli d’Italia mette l’accento sulle ultime mosse dell’esecutivo. Quello che Letta and co. insistono disperatamente a difendere e a blindare, urlando al capolavoro…

E così la Meloni fa notare: «Il governo Draghi ha sottoscritto con la Commissione Europea l’accordo di partenariato 2021-2027 per i fondi. Meglio tardi che mai… L’Italia è uno degli Stati membri della Ue che usufruisce di più di queste risorse. Ma arriva tra gli ultimi a firmare l’accordo per la politica di coesione. I regolamenti per l’utilizzo di questi fondi sono stati approvati oltre un anno e mezzo fa e ci chiediamo che cosa abbia fatto il Governo Draghi in tutto questo tempo. Un ritardo clamoroso che non giustifica affatto i trionfalismi e i proclami di oggi degli esponenti dell’Esecutivo».

Tempi dilatati a dir poco. Tanto che la Meloni nella sua reprimenda incalza, sottolineando: «Il Governo – aggiunge – dovrebbe invece spiegare perché non ha lavorato per velocizzare la firma dell’accordo di partenariato che avrebbe consentito di avere già dall’anno scorso a disposizione 45 miliardi a fondo perduto e chiarire agli italiani che le nuove risorse Ue potranno essere utilizzate solo dopo l’approvazione dei piani ministeriali e regionali. Senza dimenticare che la Commissione Ue ha ricordato poche settimane fa che rimangono ancora da spendere entro il 2023 ben 32 miliardi di euro della programmazione 2014-2020. Risorse che sono a forte rischio disimpegno e che l’Italia rischia di perdere».

Conti alla mano è presto detto. E il Presidente dei senatori di FdI, Luca Ciriani, lo conferma constatazioni ineccepibili alla mano: «Nell’ultima legislatura abbiamo avuto tre governi creati in laboratorio finiti tutti male. Che senso avrebbe continuare a insistere su questa strada?». L’esponente di Fratelli d’Italia ricorre semplicemente alla logica politica, e nella sua riflessione affidata a un intervento a margine del convegno “Parlate di mafia” – organizzato dal suo partito per il trentennale della strage di Via D’Amelio – lo ribadisce ulteriormente: «Draghi ha ricevuto delle pressioni incredibili. Il Pd e l’attuale maggioranza hanno fatto e faranno di tutto sino all’ultimo minuto per rimanere al potere sfidando la logica che imporrebbe a questo punto di andare a nuove elezioni».

E ancora. «L’Italia ha bisogno di un governo forte e coeso. Ha di fronte a sé emergenze terribili, quindi solo un esecutivo che nasce dal voto degli italiani e da libere elezioni può essere in grado di affrontare i problemi che ci aspettano – conclude Ciriani tirando le somme –. Noi non siamo disponibili a fare da stampella a nessuno», chiosa quindi il senatore. Ricordando una promessa solenne stretta da tempo e proprio con gli elettori: «La coerenza è la nostra bandiera. Faremo parte di un governo a Roma soltanto quanto quel governo sarà di centrodestra».

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