“Chi ritiene di essere depositario esclusivo della Costituzione ne mette, per paradosso, in crisi la funzione unificante- scandisce la premier- . Se la Costituzione è di tutti -ed è di tutti- la sua interpretazione non può privilegiare una sola cultura politica o un solo punto di vista”. “La Costituzione – prosegue- offre una cornice, fissa dei paletti. Ma si pone il problema di garantire l’autonomia della politica. Perché si fonda sulla sovranità popolare che è la principale fonte di legittimazione del sistema. La democrazia poggia sul principio di maggioranza. Ma la Costituzione – rimarca Meloni- non è un moloch intangibile: negli oltre 75 anni in cui è stata in vigore non è mai stata pietrificata: è vissuta nell’interpretazione dei vari attori della nostra democrazia. La Costituzione va letta e applicata in modo che in essa si riconoscano tutti”.
L’obiettivo del premierato è quello di “evitare ribaltoni. Nella scorsa legislatura abbiamo avuto tre governi, guidati da due presidenti del Consiglio: nessuno dei due aveva avuto legittimazione popolare. Hanno guidato coalizioni formate da partiti che in campagna elettorale avevano dichiarato la loro alternatività; e la fiducia a quei governi è stata data da parlamentari eletti in liste bloccate. Tutto costituzionalmente legittimo, ma il punto è che i padri costituenti non potevano immaginarlo. Perché era un altro mondo, un’altra epoca. Ora lo abbiamo visto accadere e lo dobbiamo correggere”.
“Autorevoli costituzionalisti si sono interrogati su come assicurare stabilità al governo. Non si è mai riusciti a fare passi in avanti, a trovare soluzioni. Forse per la tendenza della politica di guardare all’interesse di parte Violante – dice la premier- io mi sono interrogata molte volte su come gli avversari utilizzerebbero questa riforma. Non mi spaventa. Questa riforma la sto facendo per chi arriva domani. Questo è un governo solido o stabile, non ne avrei bisogno. È un rischio per me fare questa riforma. Se non cogliessi questa occasione, non sarei in pace con la mia coscienza”.
La premier si è augurata un dibattito con le opposizioni sul merito per arrivare a un ”testo migliore”. Il governo -afferma- non è entrato “a gamba tesa” sul terreno delle riforme, “ma in punta di piedi per cercare il dialogo”. Dunque ”sono sempre disponibile a dialogare, purchè l’intento non sia dilatorio e non sia quello che tante volte abbiamo visto… “. Passa quindi a rintuzzare le principali critiche alla riforma che le vengono rivolte: l’indebolimento del ruolo del Capo dello Stato e del Parlamento. Niente di più sbagliato: “Bisogna salvaguardare gli organi di garanzia, a partire dalla funzione di arbitro super partes del capo dello Stato. Ed è esattamente quel che fa questa riforma” del premierato: ”è stata una scelta quella di lasciare inalterati i poteri fondamenti del presidente della Repubblica. Questa è stata una scelta, non un incidente”, rimarca nel suo int3ervento la premier. E con altrettanta chiarezza afferma la riforma del premierato ”salvaguarda il ruolo del Parlamento”. E’ vero il contrario: a chi sostiene che indebolisca le Camere, la premier replica: “Penso che sia stato spesso proprio il trasformismo ad avere indebolito le Camere”.