Meloni in Albania: ‘Centri operativi dal 1° agosto. Edi Rama: ‘Fango sull’Albania dopo l’accordo con l’Italia’

Accolta con “profonda gratitudine” dal premier Edi Rama, Giorgia Meloni è volata in Albania per toccare con mano lo stato dell’arte dei due centri di accoglienza per i migranti, frutto dell’intesa tra Roma e Tirana sulla quale la sinistra  continua a sciacallare denunciando presunti ritardi e costi stellari. Due accuse rispedite al mittente dalla premier italiana durante la conferenza stampa congiunta con il premier albanese.

La giornata è iniziata con il sopralluogo di Meloni a Gjadar, accompagnata dal ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, poi la delegazione si è trasferita al Porto di Shengjin per visitare le aree dedicate alle procedure d’ingresso. “I lavori sono terminati. Qui si effettuerà lo screening sanitario, il foto-segnalamento. Al porto potranno sbarcare solamente migranti salvati in acque internazionali da navi italiane e non potranno essere trasferite persone fragili”, ha detto la premier. La struttura per i migranti di Gjader avrà anche funzione di Cpr , con un’area di detenzione per chi dovesse commettere dei reati all’interno della struttura. “I due centri saranno operativi dal 1° agosto – ha annunciato Meloni – partiamo per ora da più di 1.000 posti che arriveranno ai 3.000 che abbiamo previsto dal protocollo”.

Tutto all’insegna della concretezza di un modello che può fare da apripista in Europa.  “Il complesso dei due centri sarà operativo dal 1° agosto. L’accordo potrebbe essere replicabile in molti Paesi e diventare una parte della soluzione strutturale dell’Ue. Lo capiamo noi e lo capiscono i sostenitori dell’immigrazione incontrollata che lo contestano”, puntualizza Meloni. “Abbiamo molti occhi puntati addosso, vogliamo riuscire. Un obiettivo del genere val bene due mesi di ritardo, legati alla natura dei terreni di Gjader che non avevamo previsto e hanno richiesto interventi di rafforzamento”. Restituite al mittente anche le polemiche sui costi. “Con la deterrenza consideriamo di abbattere gli arrivi di migranti in Italia. Quindi – scandisce a chiare lettere la premier – non stiamo spendendo risorse pubbliche ma stiamo facendo un investimento. Facendo un rapido calcolo, con l’attuale capienza a pieno regime e considerando i migranti non accolti in Italia, risparmieremmo 136 milioni di euro”.

Meloni ha poi rivolto pubblicamente la sua solidarietà al premier Edi Rama per i pesanti attacchi subìti pe la collaborazione con l’Italia. “Abbiamo assistito a una durissima campagna denigratoria del governo albanese, della Nazione nel suo complesso che è stata dipinta come una sorta di Narco-Stato controllato dalla criminalità organizzata. Ma qualcosa in questo racconto non torna”. Al fango profuso a piene mani dalla sinistra e dalla stampa progressista italiana ha dedicato un lungo passaggio anche il premier albanese. “L’Albania è una nazione amica dell’Italia e amica dell’Unione europea”, ha detto ancora Meloni, “e già si comporta come se fosse uno Stato membro dell’Ue, anche se formalmente non lo è. Fa scelte perfettamente in linea con quei principi di solidarietà e di cooperazione che sono alla base della famiglia europea”.

Le sinistre poi dovrebbero avere un briciolo di coerenza anche nelle crociate anti-governo. “Prima ci accusano di fare una nuova Guantanamo, poi si lamentano di ritardi nel fare Guantanamo. La verità è che noi vogliamo fare le cose per bene, un accordo replicabile in molti paesi. Questo lo capiamo noi e anche i sostenitori dell’immigrazione incontrollata che non a caso stanno investendo molte energie contro questo progetto”. Zittiti anche i tentativi dell’opposizione di bersagliare la premier per la visita in Albania a pochi giorni dal voto. Prima Elly Schlein poi Riccardo Magi (che si è presentato zaino in spalla in terra albanese per disturbare e protestare, fino a scontrarsi con la sicurezza) chiedono a quale titolo Meloni è con Rama, da premier o da leader di FdI? “L’opposizione parla di spot elettorale? Fa il suo lavoro, lo considero normale, ma tanto come si fa si sbaglia. Vado a Caivano è uno spot elettorale, vado in Albania è uno spot elettorale, vado a sottoscrivere l’accordo di coesione ed è uno spot elettorale. Quindi che avrei dovuto fare, sospendere l’attività di governo per un mese? Mi dispiace io devo fare il mio lavoro”.

Riccardo Magi porta una bustina di cannabis light alla Camera con sopra il volto di Meloni dopo il flash mob

L’onorevole Riccardo Magi di +Europa, nel corso del Question Time del 29 maggio alla Camera, ha provato a consegnare al ministro Urso una bustina di cannabis light con sopra il volto della Meloni su sfondo nero e la scritta “Eccellenza Italica”.

Durante il suo intervento, Magi parlò di legalizzazione e del recente, ennesimo tentativo di intervento del Governo sulla cannabis light, che vorrebbe renderla illegale equiparandola alle droghe.

“Vi fa così paura questa sostanza, che è una infiorescenza” ha detto a un certo punto l’onorevole, maneggiando una bustina tra le mani e tirandone fiori un ciuffo di cannabis light. Magi, rivolgendosi al ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, ha anche ironicamente aggiunto “ha anche un buon profumo”.

“Ripeto che non ha nessun effetto drogante – ha poi proseguito l’onorevole Magi – Io gliela consegnerà adesso, al termine del Question Time, l’abbiamo confezionata in una bustina sulla quale è scritto ‘Canapa Eccellenza Italica’”.

“C’è lo sfondo nero, l’effige della Presidente del Consiglio e il bollino Made in Italy, così che voi possiate difenderlo” ha concluso Magi, che è poi sceso dal suo posto per consegnare la bustina al ministro.

Tentativo non riuscito però, dato che il deputato è stato fisicamente bloccato prima di poter raggiungere il ministro, che intanto lo ignorava fissando il vuoto. Ma, mentre all’interno della Camera accadeva questo, al di fuori era in atto un flash mob sullo stesso tema.

Fuori dal Parlamento c’erano infatti gli attivisti di Meglio Legale, l’associazione che si occupa della legalizzazione della cannabis e della decriminalizzazione dell’uso delle altre sostanze, nel tentativo di sottrarre alle mafie gli enormi introiti derivanti dallo spaccio e di poter offrire ai consumatori un prodotto sicuro, considerando che sono circa 6 milioni in Italia i fumatori di cannabis (numeri al ribasso).

In pratica, queste realtà, fanno di Riccardo Magi non un’oppositore ma un ‘disturbatore’.

Un’occasione per ribadire gli stretti rapporti con l’Italia, ma anche per rispondere a tutte le accuse rivolte all’Albania dopo l’accordo sui migranti siglato con il nostro governo. Nel corso della conferenza stampa congiunta al porto di Shengjien con Giorgia Meloni, il premier albanese Edi Rama ha parlato della “tristezza” per i tentativi di “gettare fango” sul suo Paese, arrivati da certa stampa e certa tv italiana, e ha detto che “devono vergognarsi tutti coloro che hanno trasformato il diritto democratico di opporsi a tale accordo in un abuso del quarto potere sulla pelle dell’Albania, degli albanesi e del pubblico italiano”.

“Devo ringraziare Giorgia, il presidente del Consiglio di un Paese a cui siamo legati in modo indissolubile, per tutto l’affetto e anche la buona volontà che ha messo nell’accompagnare l’Albania nel suo percorso di piena integrazione nell’Unione europea. L’Italia è sempre stata il nostro più importante avvocato a Bruxelles ed avere qui oggi l’onore di essere utili è qualcosa che noi prendiamo come una benedizione”, ha detto il socialista Rama  nel corso del punto stampa congiunto tenuto con la conservatrice Meloni dopo i sopralluoghi al cantiere del Cpr di Gjader e all’hotspot del porto di Shengjien, ormai completato. “In un momento così complicato non solo per l’Italia ma per tutta l’Europa siamo molto fieri di dare una mano anche se non come europei uniti nella Ue”, ha aggiunto il premier albanese, secondo cui “non sta a nessuno decidere se siamo o no europei”.

Poi, rivolto ai giornalisti italiani, Edi Rama, che ha svolto tutta la conferenza stampa parlando in italiano, si è affidato a un’ironia amara per commentare le polemiche politiche sollevate dalla sinistra e i casi mediatici orchestrati in Italia contro l’Albania nel tentativo di denigrare l’accordo tra i due Paesi e ancora di più il nostro governo. “Solidarietà a Rama, il bersaglio non è lui”, ha detto Meloni. In questo ennesimo tentativo di colpire Palazzo Chigi per interposta persona gli attacchi verso Rama e, di fatto, verso lo stesso popolo albanese sono stati feroci. E per sottolinearlo Rama ha rivolto “un caloroso benvenuto a tutti, specialmente ai giornalisti italiani”. “Lasciatemi esprimere il mio sollievo di vedervi tutti qui sani e salvi in quest’area che – ha detto il premier albanese – secondo un giornale italiano è il cuore della malavita albanese dove agiscono clan legati al traffico di esseri umani”.

“Vi devo confessare – ha proseguito il premier albanese – che abbiamo preso molto sul serio questa scoperta inquietante e siccome il giornale diceva che la procura sta indagando su questi clan ci siamo rivolti alla procura speciale contro il crimine internazionale che, carte in mano, ci ha rassicurato che tale cuore malavitoso non esiste né in quest’area né in altre aree dell’Albania dove certamente agiscono gruppi criminali ma, sempre secondo la procura speciale, non ci sono presupposti per parlare di mafia albanese, concetto molto usato ultimamente per buttare fango sull’Albania”. Poi, citando sempre “l’autorevolissimo” capo della procura speciale, Rama ha aggiunto che “non si può affermare che in questo Paese esistano strutture che somigliano alle organizzazioni mafiose tipo Cosa Nostra, Ndrangheta, Camorra o Sacra Corona Unita perché i gruppi criminali albanesi non hanno una gerarchia”.

“Non posso non cogliere quest’opportunità per esprimere tristezza per tante mezze verità che si sono dette sui media italiani, servizio pubblico incluso, sull’Albania con il chiarissimo intento di gettare fango su questo Paese per attaccare l’accordo tra i due governi di cooperazione nella lotta contro l’immigrazione clandestina”, ha proseguito il premier albanese, avvertendo poi che “devono vergognarsi tutti coloro che hanno trasformato il diritto democratico di opporsi a tale accordo in un abuso del quarto potere sulla pelle dell’Albania, degli albanesi e del pubblico italiano”. “Certi giornalisti di inchiesta o di ‘richiesta’ – ha aggiunto – non vedono (in Albania, ndr) centinaia di migranti scappati dalla morte, ma vedono fantasmi di malavita che esistono solo nelle loro teste quando pagano il biglietto per arrivare in Albania per informare il loro pubblico con notizie già scritte prima”.

“Questo centro dove siamo fa tanto rumore per il solo fatto che l’Albania non fa parte dell’Unione europea. Se lo stesso centro in cui siamo oggi, ed è un centro che puoi trovare in ogni Paese dell’Unione europea, stava da un’altra parte nell’Ue si considerava normale e invece a questo posto qui danno della Guantanamo e di un lager. Ma perché? Per quale ragione?”, si è poi chiesto Rama, svolgendo infine una riflessione sul fatto che “si può discutere di tutto e si possono avere dubbi su tutto anche sulla bontà di quest’accordo. Comunque se sarà un errore sarà stato fatto col cuore non con calcoli malvagi”. “Almeno si potrà dire che invece di straparlare abbiamo cercato di fare, senza avere la pretesa di risolvere questo problema enorme dell’immigrazione in Europa”, ha precisato Edi Rama, spiegando di essere fiero “dell’Albania che può essere utile all’Italia. L’Italia è stata utile all’Albania molto volte e se noi abbiamo la possibilità di essere utili all’Italia una volte, due, tre allora raccogliamo quest’opportunità. Lo facciamo con il cuore e con la convinzione che il mare tra Italia e l’Albania non è uno spazio che ci divide, ma ci unisce da migliaia di anni”.

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