La strada che la Premier intende percorrere sembra apparentemente liscia e scorrevole ma piena di tornanti che vanno affrontati con prudenza e riflessi pronti. Il rischio è uscire fuori dalla ‘carreggiata’ e finire nel ‘precipizio’. Se l’obiettivo di Giorgia Meloni e’ quello di dar vita ad un grande partito conservatore da Nord a Sud nel Paese, bisogna ammettere che il suo progetto procede spedito, mentre all’opposizione c’è l’inadeguatezza e l’incapacità di mettere in campo una credibile alternativa di sinistra. Ciò non toglie, come già abbiamo sottolineato, che la strada da percorrere presenta molte insidie. Certo la Premier ha il vantaggio di guidare un governo con una solida maggioranza in Parlamento e a nulla valgono le smanie di Salvini, ormai ridotto al ruolo di comprimario. E anche gli eredi di Berlusconi, in Forza Italia, non hanno ad oggi nessuna convenienza ad uscire dalla maggioranza, anzi al contrario si è creato un vero e proprio feeling tra Tajani e la Meloni. Altro punto favorevole al progetto di un partito conservatore è la politica estera. Con la guerra in Ucraina la Premier ha rinsaldato l’alleanza euro-atlantica. Ma ci sono anche delle faglie nel perseguire questo obiettivo. Innanzitutto l’intemperanza di alcuni ministri, per non parlare dell’ indifendibile Ministro del Turismo, Daniela Santanche’ e del comportamento del Presidente del Senato per la vicenda del figlio. La Meloni non può assolutamente farsi danneggiare l’immagine e apparire azzoppata nell’imporre la leadership. Del resto la destra oggi è lei e il successo o l’insuccesso, per qualunque motivo, grava sulle sue spalle. Altro punto spinoso nel percorrere questa strada e’ quello di dare concretezza alla sua azione di governo, mettere da parte i proclami e dare sostanza alle buone intenzioni. L’inizio è stato per certi versi positivo, quantomeno in politica estera, partendo dalla Tunisia la Premier è stata abile, palesando le sue doti di politico di razza, nel coinvolgere i vertici dell’Unione Europea per evitare l’accusa di velleità. Adesso su questo versante e’ il momento giusto per dare risposte concrete al problema dei migranti senza ledere il tema dei diritti umani. E anche il PNRR rappresenta un banco di prova importante per il governo di destra. Una politica improntata ad oculati investimenti attrae indubbiamente consensi per il futuro partito conservatore. Diversamente se si dovesse continuare con la politica del gambero, l’opinione pubblica farebbe presto a cambiare registro. E che dire del Mes e della sua ratifica? Un partito conservatore non può temere il Mes così come deve evitare di farsi trascinare, in nome di presunte riforme liberali, nello scontro con la magistratura.
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