“Siamo alla vigilia di un voto decisivo, nel quale i cittadini saranno chiamati a scegliere tra due modelli d’Europa. Da una parte, un super-Stato burocratico ipercentralista e nemico delle specificità nazionali, costruito sul trasferimento di nuove competenze e quote sempre maggiori di sovranità dai governi e dai parlamenti legittimati dai popoli alla Commissione europea. Dall’altra, una confederazione di Nazioni sovrane, unite sui grandi temi ma libere di affrontare questioni di stretta rilevanza nazionale, garantendo quel principio di sussidiarietà sancito dai Trattati dell’Unione Europea. Noi crediamo in questo secondo modello e stiamo lavorando per costruirlo”, dice la premier Giorgia Meloni, nel messaggio indirizzato al presidente del Centro Studi Rosario Livatino, Mauro Ronco, in occasione dell’incontro ‘Ripartire dall’Europa, ripensare l’Unione’.
Nel tempo – ha sottolineato la premier – il centro studi è diventato un punto di riferimento insostituibile per chi ha a cuore lo studio, la riflessione e l’approfondimento sulle grandi sfide valoriali, culturali, politiche e antropologiche della nostra epoca. “Confesso di aver fatto ricorso, in diverse occasioni, alle vostre analisi, sempre puntuali e mai scontate”, ha detto rivolgendo un saluto al sottosegretario Alfredo Mantovano e a tutti i relatori.
Meloni ha ribadito la sua visione europea: “Non vogliamo, cioè, un’Europa che pretenda di imporci cosa dobbiamo mangiare, quale auto guidare, in che modo ristrutturare la nostra casa, quali abiti indossare e magari anche come scrivere e pensare. Questa è un’Europa arrogante e invasiva, contraria alla libertà dei suoi cittadini. Noi vogliamo un’Europa forte e autorevole, che faccia meno ma meglio”.
Far meglio – ha aggiunto la presidente del Consiglio – vuol dire avere un’Europa che si occupi dei grandi temi. A partire dalla politica estera e di sicurezza comune, che sia protagonista nel mondo e negli scenari di crisi, ma che lasci tutto il resto alla libertà e alla sovranità delle Nazioni”. Ma c’è un altro dovere per chi ha a cuore il futuro dell’Europa, ha detto Meloni. “Risvegliare quest’Europa dal sonno in cui è piombata e che le ha fatto dimenticare da dove proviene e quali sono le sue radici”.
“L’Europa è la terra nella quale fede, ragione e umanesimo hanno trovato una sintesi straordinaria. Che ha fertilizzato il terreno sul quale sono sorte le grandi cattedrali, è nato lo Stato sociale, è cresciuta la separazione tra Stato e Chiesa, si è sviluppata una società che mette al centro la persona e che ha nella persona il suo fine ultimo. Questa è l’Europa che amiamo. Questa è la vera Europa, che vogliamo consegnare, vitale e prospera, ai nostri figli e nipoti. È una sfida – ha concluso – che, per essere vinta, non può prescindere dalla riflessione intellettuale e dall’elaborazione culturale”.