‘LItalia ha avuto “due calamità: il Covid e un governo raffazzonato fatto di improvvisati“. In una diretta sulla sua pagina Facebook, Giorgia Meloni fa il punto sulla crisi politica e ricorda che, fra tutte le opzioni in campo, “l’unica cosa seria da fare è consentire agli italiani di votare”. Perché dal voto può uscire un governo “solido, forte”, composto di forze politiche che “la vedono nello stesso modo” e che “può tirare l’Italia fuori dalle secche nelle quali si trova”. Un governo di centrodestra.
Il problema non è solo il governo. Anche questo Parlamento è un problema. Perché “non c’è la possibilità di una maggioranza coesa”. E, ha ricordato Meloni, “ci vogliono le elezioni per cambiare questo parlamento”. “Spero si scelga di mandare gli italiani al voto, sciogliere le Camere per votare prima del semestre bianco”, ha aggiunto la leader di FdI, ricordando che non esiste alcun ostacolo costituzionale allo scioglimento delle Camere. “Qualcuno dice che finche c’è una maggioranza il capo dello Stato non può sciogliere le Camere? Qualcuno – ha esortato Meloni – si rilegga la Costituzione, dove si dice che è a discrezione del presidente della Repubblica, ma non è vero che c’è vincolo costituzionale”.
“Un governo serio passa per il voto dei cittadini, le maggioranze raffazzonate non servono a nulla. Credo che andare a votare è l’unica possibilità per invertire la tendenza”.
Le consultazioni al Quirinale avranno inizio oggi, mercoledì 27 gennaio, i primi a salire dal Capo dello Stato saranno alle 17 come di consueto i presidenti di Senato e Camera, Casellati e Fico. Giovedì sarà la volta di Leu, Italia Viva e Pd. venerdì Mattarella riceverà la delegazione di centrodestra e per ultimo il M5S.
Il Covid avrà il suo peso anche sulle consultazioni: poche testate ammesse per sorteggio, gli altri cronisti seguiranno gli eventi in diretta streaming sul canale Youtube della Presidenza della Repubblica e sul sito www.quirinale.it.
Conte lancia un appello affinché si formi una maggioranza più ampia e sicura. “Il Paese – scrive Conte – sta attraversando un momento davvero molto difficile. Da ormai un anno stiamo attraversando una fase di vera e propria emergenza. Le diffuse sofferenze dei cittadini, il profondo disagio sociale e le difficoltà economiche richiedono una prospettiva chiara e un governo che abbia una maggioranza più ampia e sicura. È il momento, dunque, che emergano in Parlamento le voci che hanno a cuore le sorti della Repubblica.Le mie dimissioni sono al servizio di questa possibilità: la formazione di un nuovo governo che offra una prospettiva di salvezza nazionale.”
“Serve un’alleanza, nelle forme in cui si potrà diversamente realizzare, di chiara lealtà europeista, in grado di attuare le decisioni che premono, per approvare una riforma elettorale di stampo proporzionale e le riforme istituzionali e costituzionali, come la sfiducia costruttiva, che garantiscano il pluralismo della rappresentanza unitamente a una maggiore stabilità del sistema politico”
“Questo conta – conclude Conte – Che il nostro Paese si rialzi in fretta e possa mettersi alle spalle la pandemia e le tragedie che essa ha arrecato, in modo da far risplendere la nostra nazione nella pienezza delle sue bellezze. L’unica cosa che davvero rileva, al di là di chi sarà chiamato a guidare l’Italia, è che la Repubblica possa rialzare la testa. Allora avremo vinto tutti, perché avrà vinto l’Italia. Quanto a me, mi ritroverete sempre, forte e appassionato, a tifare per il nostro Paese”.
Per l’intera giornata nella maggioranza sono circolate ipotesi di possibili piani B, mentre rimbalza lo scenario di un governo politico guidato da un tecnico, sulla scia del cosiddetto ‘modello Ciampi’, ossia il governo guidato nel 1993 dall’allora Governatore della Banca d’Italia. I nomi che girano sono sempre gli stessi, Carlo Cottarelli, Marta Cartabia e Luciana Lamorgese, con le due donne in pole, mentre l’ipotesi Mario Draghi sembra tramontare: in pochi credono che l’ex numero uno della Bce potrebbe mai accettare.
I nomi alternativi del M5S
Appare invece complessa, al momento, la possibilità di sostituire Conte con un politico: per il Pd sarebbe difficile digerire il nome di Luigi Di Maio o Stefano Patuanelli, considerati i ‘papabili’ del Movimento, e ancor più per i grillini metabolizzare un premier dem. Nel toto-nomi entra per forza di cose anche il presidente della Camera Roberto Fico, che tuttavia accetterebbe -è pronto a scommettere chi gli è vicino- solo se il Colle lo mettesse all’angolo.
Il M5S per ora tira dritto, nessuna ombra sul nome del premier. Anzi. “È l’unica persona che in questa fase storica possa rappresentare la sintesi e il collante di questa maggioranza”, sostiene il capo politico, Vito Crimi. Ma nel Movimento, come nel Pd, l’idea di sperimentare altre soluzioni si fa più forte ogni ora che passa.
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