Mercato immobiliare, continua la frenata

Dati ancora in calo anche per il periodo aprile-giugno 2023, che segnano un -14% di atti notarili rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Fimaa Trentino presenta il consueto report trimestrale sull’andamento del mercato immobiliare: nella sede di Confcommercio Trentino erano presenti il presidente Fimaa Trentino Severino Rigotti, i Consiglieri dell’associazione, il presidente del Consiglio Notarile di Trento e Rovereto Orazio Marco Poma ed il Direttore dell’Ufficio provinciale – Territorio dell’Agenzia delle Entrate di Trento Paolo Borzaga.

«L’impressione con cui avevamo presentato i risultati del primo trimestre 2023 – spiega il direttore Paolo Borzaga – si è confermata corretta in questo secondo trimestre dell’anno: c’eravamo lasciati con dei numeri e delle percentuali che non facevano sicuramente presagire nulla di buono né sperare in un cambio di tendenza, ed infatti i dati anche nel secondo trimestre vanno nella medesima direzione, anzi registriamo un ulteriore leggero calo: siamo passati dalle 2.593 compravendite di immobili residenziali ad uso abitativo del 2022 ai 2.224 del 2023: questo è il dato dell’intero semestre 2023. Per quanto riguarda invece il secondo trimestre di quest’anno siamo passati dalle 1.433 compravendite del secondo semestre 2022 alle 1.194 del secondo semestre 2023, quindi con un calo del 16,68%. Va detto che questo calo, forse non di queste proporzioni, era comunque prevedibile poiché il 2022 ha registrato una sorta di “ubriacatura” post-covid. Il dato comunque ci fa supporre, accanto anche ad altre valutazioni esterne al mercato immobiliare, che l’economia italiana e trentina stia subendo un rallentamento evidente».

«Una parte significativa di questo dato – spiega Severino Rigotti – è dovuta all’aumento dei tassi di interesse che comportano aumenti che si fanno sentire sui bilanci delle famiglie. Ieri la Camera di commercio ha diffuso i dati della flessione del mercato reale attorno al 4%: una flessione importante se la riflettiamo poi sul mercato immobiliare, che, è bene ricordarlo, è il primo a dare segnali di eventuali crisi economiche. L’unico dato positivo, se così possiamo dire, è che  fino ad ora i prezzi degli immobili in Trentino stanno tenendo, mentre altrove sentiamo di cali anche del 10/15%».

«Confermo che anche dal mio osservatorio – ha detto il notaio Orazio Marco Poma – si assiste ad una contrazione dell’intera attività notarile, che comprende quindi anche donazioni, successioni, mutui. Rispetto al secondo trimestre del 2022, il medesimo periodo di quest’anno ha subito una contrazione del 14%, mentre solo per le compravendite siamo ad un valore del -16/-17%. Ancora più alta, quindi, per quel che riguarda i mutui, sui quali pesa, come ricordava il presidente Rigotti, l’aumento dei tassi di interesse».

«Sono tendenze che osservano anche i professionisti associati – spiega il presidente Rigotti – anche se il mercato che copriamo è circa il 55% dell’intero territorio provinciale. C’è una data però che dobbiamo tenere presente, che è il 2030, ovvero l’anno entro il quale l’Europa ha deciso che tutti gli immobili dovranno avere una classe energetica almeno “D”, con la conseguenza che gli immobili in classe F e G, circa 12 milioni in Italia, subiranno una perdita consistente di valore. E stiamo parlando di immobili che, in molti casi, è complicato rinnovare e far salire di efficienza energetica. Ricordiamo che il Superbonus 110% ha interessato soltanto 350 mila edifici in tutta Italia; il governo, poi, ha stanziato per ora soltanto 10 miliardi di euro, mentre la previsione per adeguare l’intero parco immobiliare è di circa 100 miliardi».

«Il Trentino – prosegue Rigotti – possiede alcune peculiarità caratteristiche, che influenzano il mercato immobiliare. Il turismo e l’orografia incidono molto sulle varie zone: nella nostra Guida Fimaa 2023 avevamo scelto un atteggiamento prudenziale che si è rivelato corretto. Stiamo in attesa di capire come evolverà nei prossimi mesi il mercato, consapevoli che il calo del potere d’acquisto e il rallentamento complessivo dell’economia italiana non sono segnali particolarmente incoraggianti».

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