Via libera del Parlamento alla risoluzione di maggioranza sulle comunicazioni del premier Conte in vista del prossimo Consiglio europeo, durante il quale si discuterà del Mes. L’esecutivo temeva una imboscata al Senato che non c’è stata nonostante lo strappo di alcuni parlamentari del M5S che hanno votato insieme alla Lega. A Palazzo Madama hanno votato a favore in 164, 122 i contrari e 2 gli astenuti. Alla Camera il testo è stato invece approvato con 291 voti a favore e 222 contrari.
La spallata al governo fallisce e la maggioranza approva il mandato al premier Giuseppe Conte che a inizio 2020 dovrebbe portare alla firma del Mes nell’ambito di un pacchetto di riforme che include l’unione bancaria.
Ma il Conte II ha tremato e non tanto. Come è successo alcuni pentastellati non hanno seguito l’indicazione ed hanno votato contro o sono usciti dall’aula. Poteva essere la spallata definitiva all’esecutivo che comunque non sarebbe arrivata perché in soccorso della maggioranza sarebbe scesa in campo, momentaneamente, un gruppo di responsabili di Forza Italia. Quattro senatori 5s, Stefano Lucidi, Francesco Urraro, Ugo Grassi e Gianluigi Paragone, votano no. Per almeno due di loro viene considerato vicino il passaggio alla Lega. Probabilmente se ne prossimi giorni la situazione dovesse deteriorarsi ancora questi forzisti potrebbero addirittura creare un gruppo al Senato a sostegno di Conte e neutralizzare le uscite dei pentastellati. Ma comunque il cammino nelle prossime settimane diventerà ancora più tortuoso per la maggioranza. Resta il campanello d’allarme che fa tremare il Movimento. “Voto no, poi decido se lasciare il M5s”, dice Stefano Lucidi. “Non mi riconosco più nelle politiche del Movimento”, afferma Ugo Grassi. Con loro votano no Paragone e Urraro. Cinque senatori M5s non partecipano al voto. In tutto sono 5 assenti nella maggioranza (incluso Matteo Renzi che è all’estero). E il leader politico subito parla di “mercato delle vacche”.
Infatti Di Maio ha provato a metterci una pezza per convincere i più dubbiosi tra i suoi: viene inserito il “pieno coinvolgimento delle Camere in ogni passaggio” in una logica di pacchetto su Mes, Bicc, Unione bancaria. “Senza chiarezza non approviamo niente, vogliamo essere sicuri al 200%”, poi parte per Tirana, lontano dal caos delle Camere.
Nei suoi interventi il presidente del consiglio, Giuseppe Conte, ha assicurato che “l’Italia non ha nulla da temere perché il suo debito è pienamente sostenibile”.
Alla Lega e Fdi che hanno alzato il polverone risponde a muso duro. “Un dibattito molto confuso rischia di indurre il sospetto che siamo noi stessi a dubitare” del nostro debito e “questo può generare danno al risparmio degli italiani”. Alcune posizioni svelano “il malcelato auspicio” di uscita “dall’euro-zona o, addirittura, dall’Ue”, dice il premier attaccando il segretario della Lega.