Messina – È una questione di regia, anzitutto, come spesso accade in teatro. La storia è più che nota – è addirittura sul grande schermo con ‘L’uomo che inventò il Natale’ – e in platea grandi e piccoli sanno già tutto. Eppure … Ci sono, in questo allestimento firmato Simone Corso, veri e propri guizzi – talvolta riusciti, talaltra un tantino forzati – che ne fanno una pièce da non trascurare.
In scena a Messina nella Stagione del ‘Clan Off Teatro’ di Mauro Failla e Giovanni Maria Currò e pensato e presentato in pomeridiana per incantare i più piccoli, ‘Il Natale del Signor Scrooge’ ispirato al dickensiano Canto di Natale non è solo uno spettacolo per bambini. Così come il Teatro che lo ospita è un piccolo luogo curato e accogliente, che si basta da solo a darsi identità nell’offerta culturale cittadina, anche questo Signor Scrooge è una messinscena originale, fatta di scelte puntuali, adatta al luogo e al pubblico.
Corso ha fatto delle minime dimensioni dello spazio-palcoscenico del Clan Off un punto di forza della sua regia. Un grande cerchio-orologio e una pallida sfera che ondeggia al suo centro rappresentano più o meno tutta la scenografia. Il resto è fatto dalle luci, calibrate e suggestive, dalla perfetta tempistica di entrate e uscite, da colonna sonora e rumori e, naturalmente, dalle interpretazioni di Michelangelo Maria Zanghì, ottimo protagonista nel ruolo del titolo, e di Michele Falica, Adriana Mangano e Francesco Natoli che si dividono senza difficoltà tutti gli altri personaggi.
Nei dettagli la cifra dello spettacolo: una sedia da bambino per il dipendente oppresso del grande avaro ne rende immediatamente la dinamica interpersonale; una citazione dell’Urlo di Munch veste il Terzo Spirito e ne fa visione spaventosa; e, ancor prima, l’apparizione di un Primo Spirito in punta di piedi, pronto a coprire con le proprie mani gli occhi del protagonista, suscita il giusto grado di suspense.
Nonostante scorra veloce e duri neanche un’ora, ‘Il Natale del Signor Scrooge’ non va mai in affanno e la complicità con il pubblico è assicurata. I bambini presenti in platea qui e là commentano liberi. Cercano di avvertire Scrooge, ma ne ridono anche, con un pizzico di pietà per la sua insana cupezza. E lì, su quel palco che è solo immaginario, semplice quadrato delimitato dal gesto attoriale, Zanghì, Falica, Mangano e Natoli trovano il modo di accogliere con uno sguardo lo sguardo dei loro spettatori. Una vicinanza che, seppure aiutata dalla vicinanza fisica, è non di meno una lodevole scelta artistica.
Stonano un po’ – in questo bell’artificio teatrale – alcune forzate legature all’attualità, come la presenza di un telefono cellulare tra gli oggetti di scena o l’accenno a Caritas e Croce Rossa, che non sembrano essere pienamente necessari alla drammaturgia. Tuttavia, la libera riduzione del testo è nel complesso a buona tenuta. E si fa forte di numerosi momenti dedicati al sorriso, tutti riusciti per garbo e semplicità.
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