Mezzo milione di case-ruderi in Italia per le tasse troppo alte

In un decennio è più che raddoppiato il numero di immobili ridotti a ruderi in Italia anche a causa dell’Imu e delle tasse troppo elevate

Confedilizia ha elaborato i dati resi noti dall’Agenzia delle Entrate sullo stato del patrimonio immobiliare in Italia. E ha lanciato l’allarme per il fatto che durante il corso dello scorso anno è aumentato considerevolmente il numero delle “unità collabenti“, cioè delle costruzioni ridotte a ruderi per l’accentuato livello di degrado. Anche a causa dell’Imu e dei rincari che hanno colpito le famiglie italiane.

Quanti sono i ruderi in Italia: sono più che raddoppiati in 10 anni

Nel 2021 il numero degli immobili inquadrati nella categoria catastale F/2 è aumentato del 3,3% rispetto al 2020. Si tratta di costruzioni diroccate e ruderi, cioè abitazioni ed edifici caratterizzati da un notevole livello di degrado che ne determina l’assenza di autonomia funzionale e l’incapacità reddituale. Significa dunque che non possono essere utilizzati dai proprietari, né affittati a soggetti terzi.

L’iscrizione in catasto è possibile ma non obbligatoria per questa categoria di immobili, per cui non è dovuto il pagamento dell’Imu. E proprio incrociando i dati relativi all’imposta municipale propria è emerso che dalla sua introduzione il numero dei ruderi è più che raddoppiato. Dal 2011, infatti, sono passati da essere 278.121 a essere 594.094, con un incremento percentuale del 113,61%. Facile immaginare le conseguenze sulle aree in cui si trovano, che versano sempre più in condizioni di degrado.

Questi immobili appartengono per il 90% a persone fisiche. Arrivano alle condizioni di fatiscenza per mancanza di investimenti di riqualificazione, ma anche per atti volontari da parte dei proprietari. Ad esempio con la rimozione del tetto, che inevitabilmente li classifica come F/2. Rendendo dunque facoltativo il pagamento della patrimoniale immobiliare, che è invece dovuta per gli immobili che sono categorizzati come inagibili o inabitabili.

Cosa c’entra l’Imu e cosa propone Confedilizia ai partiti politici

In questo periodo di crisi per le famiglie italiane, con l’inflazione galoppante e i salari non adeguati al costo della vita, infatti, l’Imu pesa particolarmente sulle tasche di molti nuclei. La patrimoniale immobiliare vale 22 miliardi di euro all’anno. E proprio per questo Confedilizia, attraverso il presidente Giorgio Spaziani Testa, chiede alle parti politiche, in vista delle elezioni anticipate che si terranno il 25 settembre 2022, come annunciato qui, di “riflettere su questi dati e proporre soluzioni conseguenti”.

Ad esempio riducendo le tasse che riguardano le case ed eliminando totalmente l’Imu, magari anche solo come misura temporanea della durata di 5 anni per alcune categorie di immobili. Come quelli che si trovano nei piccoli centri e nei borghi più caratteristici d’Italia, “che tutti a parole difendono, ma che vengono lasciati morire di spopolamento“.

Cancellare l’Imu nei piccoli comuni, quelli fino a 3 mila abitanti, avrebbe un costo relativamente basso, di soli 800 milioni di euro ogni anno. E permetterebbe ai tanti proprietari di seconde case, che spesso si trovano a ereditare immobili vecchi senza riuscire a metterli a profitto, di risparmiare e successivamente investire nella loro riqualificazione. Stimolando così la rinascita delle province, con tante case nuove da vendere o affittare.

Per i proprietari di questi immobili, tra l’altro, a breve dovrebbe arrivare l’obbligo di efficientamento energetico, per effetto di una direttiva dell’Unione Europea in corso di approvazione. E anche in questo caso l’auspicio è quello di avere l’aiuto della politica e dei governi che arriveranno per evitare ulteriori salassi ai danni delle tasche degli italiani.

A proposito di Imu, è arrivata la data del pagamento della prima rata. Qua le indicazioni su come si calcola. Potete trovare qui il calendario dei pagamenti dell’imposta municipale unica. Vi abbiamo spiegato qua cosa succede a chi non paga o decide di pagare in ritardo.

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