“Nell’ultimo anno le imprese del Sud e i professionisti che le assistono hanno fatto un giro sulle “montagne russe” della decontribuzione Sud. Un’agevolazione per le assunzioni in area ZES semplice da utilizzare dal 2021 fino al 2029, su cui i datori di lavoro hanno costruito i loro piani occupazionali di lungo periodo coinvolgendo il professionista per la redazione di business plan e budget del personale. Ma la normativa italiana ha “venduto” ai datori di lavoro la pelle dell’orso con troppo anticipo: l’agevolazione in commento è infatti subordinata alla volontà europea, con una pseudo proroga illustrata dalla circolare dell’INPS che con riferimento al suo perimetro di efficacia temporale chiarisce che non può trovare applicazione per le assunzioni effettuate a fare data dal 1° luglio 2024 ma solo per quelli instaurati in epoca anteriore e comunque fino al 31 dicembre 2024. Ad oggi viviamo dunque un limbo in attesa del 1° settembre, quando la lungimiranza e semplicità operativa della “decontribuzione Sud” lascerà il posto al temporaneo pulviscolo di incentivi previsti dal Decreto “Coesione” inapplicabili finché non giungano sulle nostre scrivanie balneari l’autorizzazione europea, i decreti attuativi e i documenti di prassi”. Lo afferma Francesco Cataldi, presidente dell’Unione nazionale giovani dottori commercialisti ed esperti contabili.
Per Massimiliano Dell’Unto, consigliere nazionale UNGDCEC, “nell’incontro dell’aprile 2023 alla commissione Lavoro della Camera dei deputati, l’Unione aveva avuto modo di osservare le criticità di questi incentivi distaccati dalle dinamiche gestionali aziendali, proponendo di incoraggiare la produttività non con sussidi contributivi ai datori di lavoro ma stimolando la contrattazione collettiva aziendale per superare l’egualitarismo, ormai fittizio, della retribuzione sul territorio nazionale. Confidiamo che nel mese di agosto vengano fornite le istruzioni operative per mettere in condizione noi professionisti di confrontarci tempestivamente con i datori di lavoro sull’applicazione di questo puzzle agevolativo dal 1° settembre 2024. Occorre però superare reazioni ideologiche e iniziare a lavorare su uno strumento stabile, non legato temporalmente alla volontà europea, che risolva le distorsioni che crea l’uguaglianza nominale dei salari tra nord e sud”.
Secondo Cataldi e Dell’Unto, c’è la possibilità di intervenire su un’architettura già normata: “Il contratto di prossimità previsto all’art. 8 della L. 148/2011 consenritebbe alla contrattazione aziendale nell’area ZES di abbassare i salari rispetto ai livelli previsti a livello nazionale in modo da tenere conto della effettiva produttività del meridione e stimolare l’occupazione. Il Decreto “Coesione” si propone di ridurre il costo del lavoro imponendo la stipula di contratti a tempo indeterminato. L’esperienza dalla norma “Sacconi” ci consente di pensare un accordo tra datore di lavoro e organizzazioni sindacali che definisca un salario tailor made per l’azienda ZES anche per contratti a tempo determinato. Costruire uno strumento che conservi il potere d’acquisto del dipendente, riduca il costo del lavoro e generi flessibilità ponderata per favorire il raggiungimento della produttività ottimale”.