Michela Murgia conferma ufficialmente le sue nozze con il compagno Lorenzo, come aveva già preannunciato nelle settimane precedenti. Durante un’intervista al Corriere della Sera, la scrittrice e attivista aveva shockato tutti ammettendo di avere un tumore, e di aver racchiuso diverse sue impressioni sulla vicenda nell’ultimo libro da lei scritto. Purtroppo il carcinoma renale è stato scoperto ad uno stadio troppo avanzato per poter essere effettivamente curato, motivo per cui di comune accordo con i medici la donna ha scelto di dedicare i mesi che le restano a terapie che possano prolungare il decorso della malattia, permettendole di vivere un po’ più a lungo. Nonostante la sua riluttanza, Murgia ha preso la decisione di sposarsi perché lei e l’ormai marito possano ricevere le tutele che meritano, e che solo così possono essere ottenute.
Il rito civile
Lo fa sapere ai suoi follower così, condividendo il video delle firme, con in sottofondo una canzone scelta per niente casualmente: “Nobody’s Wife” di Anouk, letteralmente “La moglie di nessuno”, proprio come a voler sottolineare il fatto che moglie non lo sarebbe voluta diventare, ma è stata costretta dallo stato e dalle leggi italiane, che non tutelano scelte di vita diverse dal matrimonio. I due hanno deciso di affrettare almeno le tempistiche previste per il rito, perché le frequenti visite in ospedale della Murgia nell’ultimo periodo avevano reso la situazione troppo incerta per poter rischiare. La scrittrice e attivista, nel post corredato al video, ha espresso in maniera molto categorica e chiara il suo punto di vista sulla faccenda, con il suo solito, audace e condivisibile approccio alla questione, spiegando di non voler ricevere auguri per il suo recente matrimonio: “Perché il rituale che avremmo voluto non esiste ancora. Ma esisterà e vogliamo contribuire a farlo nascere. Tra qualche giorno, nel giardino della nostra casa ancora in trasloco, realizzeremo la nostra idea di celebrazione della famiglia queer”, spiegando che faranno una nuova cerimonia più in linea con quello che rappresenta la loro idea di vita di coppia: “Le promesse che faremo non saranno quelle che ci siamo sentiti obbligati a fare l’altro giorno. Vogliamo condividerle a modo nostro e lo faremo attraverso questo profilo, senza giornalisti o media vari. La nostra esperienza personale, come quella di tutti, è oggi più politica che mai e se potessi lasciare un’eredità simbolica, vorrei che fosse questa: un altro modello di relazione, un’opzione in più per coloro che hanno dovuto combattere nella vita sentendosi sempre un po’ in meno”.
Le condizioni di salute e l’articulo mortis
La scelta di sposarsi nasce appunto dal fatto che l’ormai marito non avrebbe potuto beneficiare tranquillamente dei fondi che lei voleva destinargli dopo la sua morte, e soprattutto che lui non avrebbe potuto contribuire a prendere decisioni importanti sulla salute di Murgia, se si fosse rivelato necessario. Le complicanze di salute attualmente subentrate nella vita di Michela, non le rendono facile capire quanto tempo possa restarle, quindi era necessario muoversi in tal senso. Quindi la necessità di chiarire che, come da lei detto: “Qualche giorno fa io e Lorenzo ci siamo sposat3 civilmente. Lo abbiamo fatto “In articulo mortis” perché ogni giorno c’è una complicazione fisica diversa, entro ed esco dall’ospedale e ormai non diamo più niente per scontato. Lo abbiamo fatto controvoglia: se avessimo avuto un altro modo per garantirci i diritti a vicenda non saremmo mai ricorsi a uno strumento così patriarcale e limitato, che ci costringe a ridurre alla rappresentazione della coppia un’esperienza molto più ricca e forte, dove il numero 2 è il contrario di quello che siamo”. Articulo mortis è una locuzione latina che significa “In punto di morte”. Viene utilizzata per indicare le azioni compiute da una persona quando è in pericolo di vita. In ambito giuridico l’espressione indica le parole non più confutabili dette da una persona poco prima di morire.