Piccola, elegantissima sempre, l’immancabile camicetta bianca e tre fili di perle, i capelli appena appuntati sulla nuca e sempre, anche a 100 anni, con un fiocchino di velluto che ne aveva fatto un’icona di semplicità e di chic. E forse quel piccolo fiocco le ha tenuto compagnia fino alla fine di una vita che di anni ne ha combattuti 102, che l’ha vista regina dell’alta moda italiana insieme alle sorelle Zoe e Giovanna, sempre ambasciatrice del genio delle nostre sartorie. L’ultima apparizione ufficiale in pubblico due anni fa, in Campidoglio, per i festeggiamenti che volle il sindaco Ignazio Marino per i suoi 100 anni: lei indomita, perfetta come sempre, seduta sulla carrozzina a rotelle come fosse una poltrona d’antan, sorrideva e parlava con tutti, stringeva mani e strizzava quegli occhi tentatori ai tanti giovani che le si facevano intorno. A loro nel 1994 aveva dedicato la Fondazione che porta il suo nome e che ora i suoi amati nipoti porteranno avanti, con la sua lezione morale prima che creativa, quella del lavoro e del coraggio delle donne. Nella Fondazione ci sono 200 vestiti e infiniti bozzetti, oltre a un bel pezzo di storia viva del Made in Italy. Micol era arrivata a Roma dal paese parmigiano a soli 23 anni e con le sorelle si dette subito da fare per aprire una piccola sartoria e come in una favola arrivò l’ondata delle dive della Hollywood sul Tevere e loro fecero il colpaccio con l’abito da sposa di Linda Christian che si univa al più bello del mondo, Tyrone Power. Era il 1949, quel vestito finì sulla copertina di “Life” e le sorelle della moda che già vestivano principesse, regine e dive spiccarono il volo verso un successo totale. Poi fino al 1968 furano anni di grande energia ed emozione nell’atelier romano di Salita San Sebastianello a due passi da Piazza di Spagna con Micol che diventa un po’ l’ambasciatrice della maison e se ne vola nel mondo . Per lei si aprono le porte della Casa Bianca, quasi naturalmente. Del resto prima che diventasse first lady anche a Jacqueline Kennedy le Fontana avevano cucito un abito di pizzo nero. Micol, che si è sempre definita solo una sarta, ha vissuto una vita piena, discreta ma orgogliosissima, ha tenuto testa alla crisi dell’alta moda con la rivoluzione del costume dei sessantottini, fronteggiato la nascita del pret-à -porter, contribuito fino a tarda età alla difesa della piazza romana dell’alta moda.
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