‘Piena intesa per il sostegno all’Italia sulla questione migranti da parte di Francia e Germania’, è quanto emerge dal vertice di Parigi voluto dal ministro dell’Interno Marco Minniti a caccia di alleati in vista dell’incontro giovedì a Tallin con i suoi corrispettivi di tutti e 28 i paesi Ue. Il primo esito tangibile dell’incontro durato circa due ore e mezza tra Minniti, i colleghi tedesco e francese, Thomas de Maziére e Gerard Colomb, e con il commissario europeo per gli Affari interni Dimitri Avramopoulos, è un documento su più temi che si sta mettendo a punto e che l’Italia presenterà giovedì in Estonia agli altri ministri degli Interni.
Al vertice i presenti hanno dunque convenuto di sostenere l’Italia, messa sotto pressione dai numerosi sbarchi – 84mila dall’inizio dell’anno, in aumento negli utlimi giorni – e su questa base tutti i ministri lavoreranno insieme per avanzare una serie di proposte concrete da presentare al prossimo vertice di Tallinn. Il testo, che ha l’appoggio di Parigi e Berlino, vede tra i punti qualificanti la regolamentazione delle azioni e dei finanziamenti delle Ong e più fondi per consentire alla Libia il controllo delle coste. Sul primo capitolo si innesta la necessità di dare un ruolo più forte di coordinamento alla Guardia costiera. E altro tema centrale è quello relativo alla ricollocazione dei migranti. Non sarà facile imporre una linea in un’Europa con paesi refrattari, finora, a una collaborazione fattiva, che chiedono – Francia compresa – di distinguere bene tra migranti economici e rifugiati, visto che solo questi ultimi hanno realmente diritto a una protezione. Ma con l’incontro di stasera a Parigi è stato fatto un passo avanti e messo qualche punto fermo.
Tra i punti dell’intesa, la regolamentazione delle azioni e dei finanziamenti delle Ong e più fondi per consentire alla Libia il controllo delle coste. E altro tema centrale è quello relativo alla ricollocazione dei migranti. Non sarà facile imporre una linea in un’Europa con paesi refrattari, finora, a una collaborazione fattiva, che chiedono – Francia compresa – di distinguere bene tra migranti economici e rifugiati, visto che solo questi ultimi hanno realmente diritto a una protezione.
Tra gli obiettivi fondamentali a cui si lavora c’è quello di ridurre gli sbarchi, puntando sul ruolo delle Ong e la loro libertà di movimento: l’ingresso in acque libiche potrebbe essere vietato così come spegnere il trasponder di bordo per la localizzazione e fare segnali luminosi; e la ‘regia’ delle operazioni dovrebbe essere riportata in maniera più definita sotto l’ombrello della Guardia Costiera. Il protocollo sulle Ong potrebbe spingersi a bloccare l’accesso in porto a chi non è in regola.
Temi delicati – a cui si aggiunge quello della trasparenza sui finanziamenti – dei quali si parlò già settimane fa quando uscirono i contenuti di un dossier Frontex e quando scoppiò un acceso dibattito attorno alle indagini del procuratore di Catania, Carmelo Zuccaro: organizzazioni come Medici senza frontiere reagirono affermando che nella maggior parte dei casi è il sistema di coordinamento di Roma a dire dove andare. Quanto ai porti di destinazione, più complessa appare invece la possibilità di coinvolgere altri soggetti, come Malta, ipotesi a cui pure si era pensato.
Un altro punto chiave è quello della distribuzione dei migranti. L’Italia chiede all’Europa impegni certi e alcune modifiche. Con le regole oggi in vigore accedono alla relocation solo i richiedenti asilo di nazionalità con un tasso medio di riconoscimento pari o superiore al 75%. Una soglia troppo alta, che si chiede di rivedere.
Non solo Europa. Sui migranti la partita fondamentale, ha dichiarato il ministro Minniti, si gioca in Libia, paese di transito da cui è arrivato nei primi cinque mesi di quest’anno il 97% dei migranti. In questo senso è allo studio l’idea di un sostegno finanziario più cospicuo per il controllo delle coste. Lì, ha detto Minniti serve un governo stabile e stiamo lavorando per farlo.