Migranti e Meloni: ‘Ingressi illegali e rischio terrorismo. Intervento Ue necessario’

C’è il dato positivo della diminuzione dei migranti irregolari registrata a ottobre, ma c’è anche l’aumentato rischio per la sicurezza che l’immigrazione illegale porta con sé alla luce della crisi in Medioriente e delle recrudescenze di terrorismo. Nelle comunicazioni al Senato in vista del Consiglio europeo del 26 e 27 ottobre, il premier Giorgia Meloni ha affrontato con forza anche il tema dei migranti, ricordando i progressi fatti nel cambio di visione in seno all’Ue, grazie soprattutto al lavoro incessante dell’Italia, ma avvertendo anche sulla necessità di continuare a percorre senza indugi la strada per la protezione delle frontiere esterne. Anche perché, ha avvertito, i nuovi scenari rischiano di minare alla base uno dei capisaldi dell’Unione: Schengen.

“Per la prima volta, lo dico in punta di piedi, il numero di migranti irregolari nel mese di ottobre è diminuito rispetto a un anno fa, segno che il lavoro fatto inizia a dare i suoi frutti”, ha detto Meloni, accogliendo “con soddisfazione le parole del Commissario europeo Ylva Johansson che qualche giorno fa ha dato atto della significativa riduzione delle partenze dalla Tunisia registrata nelle ultime settimane”. Si tratta “certamente”, ha sottolineato il premier, del “frutto di una rafforzata volontà politica di portare avanti quell’accordo nonostante una parte politica abbia agito in tutti i modi per provare a sabotarlo, non comprendendo che così avrebbe fatto un danno agli italiani e un grande favore ai trafficanti di esseri umani”.

Meloni, quindi, ha rivendicato il “lavoro incessante” svolto dal governo “fin dal giorno del suo insediamento, in sede europea e internazionale per arrivare ad un cambio di approccio serio e definitivo nella gestione della migrazione”. “Non più porte aperte e redistribuzione, ma protezione dei confini esterni, lotta senza quartiere al traffico di esseri umani, accordi con i Paesi terzi, canali legali per rifugiati e quote di immigrati regolari compatibili con i bisogni del nostro sistema economico”, ha rimarcato, avvertendo sul fatto che oggi più che mai diventa impellente contrastare il fenomeno.

“La crisi in Medio Oriente ci riguarda direttamente anche per un’altra ragione, che sarà anche essa oggetto della discussione in Consiglio Europeo, ed è la questione della migrazione illegale, e dei rischi per la nostra sicurezza che questo fenomeno può portare con sé, ancora di più nell’attuale scenario”, ha ricordato il premier, sottolineando che “tutti i confini europei sono sottoposti ad una pressione migratoria senza precedenti, a causa soprattutto di una fascia di instabilità che si salda dall’Atlantico al Mar Rosso, fino all’Oceano Indiano, e un fenomeno di questa portata ci impone di contrapporre all’irragionevolezza ideologica la concretezza del buon senso”.

Parlando poi della sospensione di Schengen tra Italia e Slovenia, il premier ha chiarito che “i più recenti rapporti della nostra intelligence ci hanno confermato che proprio dalla rotta balcanica e da queste modalità operative di infiltrazione possono arrivare per noi i maggiori rischi ed è questa la ragione che ha spinto il governo a intervenire tempestivamente, sospendendo Schengen e ripristinando i controlli alla frontiera con la Slovenia”. Meloni, quindi, ringraziando le autorità slovene e croate per la collaborazione, ha ricordato che “sono finora ben 11 gli Stati europei che negli ultimi giorni hanno adottato provvedimenti simili verso altri Paesi europei confinanti”.

“Alcuni importanti esponenti politici europei – ha aggiunto – hanno commentato questa circostanza mettendo in guardia dal rischio che, continuando su questa strada, Schengen possa andare in frantumi e con esso uno dei pilastri dell’integrazione europea: che è la libera circolazione. È un rischio evidente e una preoccupazione che condividiamo. Ma – ha sottolineato – a maggior ragione, l’unico modo per impedire anche questa deriva è lavorare per difendere i confini esterni dell’Unione. Lavorare sui movimenti primari è la condizione necessaria per controllare i movimenti secondari”.

Meloni quindi si è soffermata più nello specifico sul rischio terrorismo e sul fatto che “abbiamo il dovere di alzare la guardia, come abbiamo fatto a partire dall’implementazione delle misure di protezione delle comunità ebraiche e dei luoghi sensibili in tutta Italia. E come hanno fatto nelle ultime ore le nostre forze dell’ordine, che ringrazio a nome di tutti gli italiani per lo straordinario lavoro che svolgono ogni giorno al servizio della nazione, assicurando alla giustizia alcuni fondamentalisti pronti a colpire in qualsiasi momento”.

“Inquieta – ha aggiunto il premier – vedere ricomparire nelle nostre strade il fenomeno dei lupi solitari, che uccidono innocenti pretendendo di farlo in nome di Dio, con tanto di successive rivendicazioni a nome dello Stato islamico. Vogliono tornare a colpire la nostra libertà, il nostro stile di vita. Vogliono vederci impauriti e pronti a rinunciare alla nostra quotidianità, e la nostra risposta, in Europa, deve essere forte e inequivocabile. Non ci riusciranno”.

La Ue, ha ricordato il premier, “è chiamata a dare risposte forti e urgenti: non sarà un Consiglio di routine”, con una discussione “condizionata dagli eventi che hanno insanguinato il Medio Oriente”. Epperò, è emerso ancora dalle comunicazioni, l’Italia porterà il suo contributo di idee chiare e di una visione complessiva nella quale tutto si tiene: dalla posizione sull’attacco a Israele al sostegno all’Ucraina, dalla lotta al terrorismo al nuovo atteggiamento dell’Ue sulla questione migranti, nel quale tanta parte ha avuto proprio l’Italia, fino alle regole che l’Unione va a darsi. “L’Italia affronterà questa discussione con le idee chiare, la schiena dritta, la credibilità che ha saputo conquistarsi in questo anno, smentendo in poco tempo anche i più scettici”, ha detto Meloni chiudendo il suo intervento, nel corso del quale ha ribadito anche la solidità di governo e maggioranza.

Quanto fatto dal governo è legato “a una visione coerente e definita, alla fiducia degli italiani che sentiamo forte alle nostre spalle, grazie al sostegno di una maggioranza politica compatta figlia di quella fiducia, fatevene una ragione”, ha detto Meloni, sottolineando che i risultati sono stati ottenuti “grazie a un governo che ha finalmente un orizzonte di legislatura, grazie a un lavoro serio e incessante che ha fatto comprendere a tutti che abbiamo l’orgoglio di rappresentare una Nazione straordinaria e abbiamo soprattutto la capacità e la volontà di giocare ogni partita da protagonisti, perché siamo l’Italia e finalmente ne siamo consapevoli”. “Piazza Affari – ha quindi ricordato il premier – è tornata ai livelli pre-crisi 2008 e lo spread, tanto caro a molti, è stabilmente al di sotto dei livelli che c’erano prima che questo governo si insediasse”.

Inevitabilmente, però, larga parte delle comunicazioni è stata dedicata al Medio Oriente. Meloni ha ricevuto una standing ovation in chiusura del suo intervento, dopo quella che le era già stata tributata quando ha espresso la vicinanza ai familiari delle vittime del “terrificante attacco compiuto da Hamas”, fra le quali anche tre italiani; la sua “grande preoccupazione per la sorte degli ostaggi”, dei quali il governo a nome di tutta l’aula chiede l’immediata liberazione; lo “sgomento per la brutalità con la quale Hamas si è accanito contro civili inermi non risparmiando neanche donne, bambini e anziani”. Nulla, “nessuna causa”, ha ribadito con forza il premier, può giustificare il terrorismo e simili atrocità, che sono da condannare “senza se e senza ma”. E, ha avvertito ancora Meloni, non ci può essere alcuna “ambiguità nel condannare nel modo più fermo i crimini di Hamas” e “nessun distinguo sulla condanna di ogni antisemitismo”. “Non devono esserci dubbi nel sostenere il diritto di Israele a esistere e a difendere propri cittadini, in linea con il diritto internazionale”, ha aggiunto.

Il premier, quindi, ha ribadito, come già fatto in altre occasioni, la piena legittimità di Israele “a rivendicare il proprio diritto all’esistenza, alla difesa e alla sicurezza dei propri cittadini e dei propri confini. Ma – ha sottolineato ancora – la reazione di uno stato non deve mai essere motivata da sentimenti di vendetta”. “Siamo consapevoli – ha chiarito – che il punto di equilibrio tra una reazione necessaria e una sproporzionata, in un contesto nel quale Hamas si fa volutamente scudo della popolazione civile, sia in assoluto la cosa più difficile, ma perseguire questo equilibrio è la principale delle nostre responsabilità”. “Nondimeno, il governo fa appello a Israele affinché vengano preservati i luoghi di culto nella striscia, a partire da quelli cristiani”, ha aggiunto il premier, tornando a chiede ogni sforzo possibile per tutelare la popolazione civile di Gaza, che insieme ai “diritti del popolo palestinese e le istituzioni che lo rappresentano legittimamente, a partire dall’Anp, sono essi stessi vittime della politica di Hamas e le due cose non devono essere sovrapposte”. “La nostra priorità immediata – ha sottolineato Meloni – rimane l’accesso umanitario, indispensabile per evitare ulteriori sofferenze della popolazione civile, ma anche esodi di massa che contribuirebbero a destabilizzare il Medio Oriente e in ultima istanza anche l’Europa”.

Dunque, l’impegno deve rimanere quello che tende alla prospettiva dei “due popoli, due Stati”. “Personalmente sono convinta che lavorare concretamente, e con una tempistica definita, a una soluzione strutturale per la crisi israelo-palestinese sarebbe anche il modo più efficace possibile per svelare il bluff di Hamas agli occhi dei palestinesi e contribuire a sconfiggerlo”. La chiave è il dialogo, quello stesso che oggi ha l’obiettivo primario di evitare un’escalation e una destabilizzazione dell’area che è il vero obiettivo dell’attacco di Hamas. L’imperativo è dunque evitare “il solco incolmabile tra Israele, Occidente e Paesi arabi” che vorrebbero i gruppi fondamentalisti, continuare a dialogare con tutti coloro che nel mondo arabo e fuori si trovano “dalla parte giusta” del conflitto tra chi vuole il caos e chi lavora per “un processo di normalizzazione dei rapporti nel Medio Oriente”. “Considero vitale, in questa fase, il dialogo con i Paesi arabi e musulmani – e l’Italia svolge storicamente un ponte di dialogo tra Europa, Mediterraneo Medio oriente – per impedire che si cada nella trappola di uno scontro tra civiltà che avrebbe conseguenze inimmaginabili”, ha avvertito Meloni.

“Un’estensione del conflitto porterebbe con sé il rischio di coinvolgimento di nuovi attori regionali a partire da Libano e Siria, potenze come l’Iran, fino ai grandi player geopolitici come Russia e Cina che di certo non disdegnerebbero vedere distolte le attenzioni dell’Occidente da altri scenari critici”, ha aggiunto Meloni, rilanciando la necessità di continuare a sostenere l’Ucraina e sottolineando che “l’allargamento del disordine nello scenario mondiale conviene solo a chi ha interesse a metter fine al complesso sistema di regole sul quale si basa la convivenza pacifica tra gli Stati. E non è un caso che non ci sia stata una specifica condanna da parte della Federazione Russa del feroce attacco di Hamas e che, addirittura, risultino apprezzamenti da parte di Hamas per la posizione del Presidente Putin sulla questione”.

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