Il vicepremier e ministro dell’Interno, Matteo Salvini, è stato nuovamente iscritto nel registro degli indagati per il reato di “sequestro di persona commesso a Siracusa dal 24 al 30 gennaio 2019”. A renderlo noto è lo stesso leader della Lega, spiegando che il procuratore Carmelo Zuccaro ha presentato una “contestuale richiesta di archiviazione”.
“La Procura distrettuale della Repubblica di Catania mi comunica che ha trasferito al Tribunale per i reati ministeriali gli atti del procedimento penale nei miei confronti per sequestro di persona. Ci risiamo. Questa volta il fatto l’avrei commesso fra il 24 e il 30 gennaio 2019”. L’annuncio viene dato, in prima persona, dal vicepremier e ministro dell’Interno, Matteo Salvini, a margine di una serie di incontri a Monza. “E’ la nave olandese che è intervenuta in acque libiche. Se n’è fregata dell’alt e delle indicazioni del governo olandese di andare in Tunisia e ha messo a rischio la vita delle decine di migranti a bordo per arrivare in Italia con un gesto politico”, ha continuato. “Sono arrivati in Italia, li abbiamo curati e li abbiamo fatti sbarcare e abbiamo lavorato per redistribuirli. Il risultato è che c’è un procedimento penale nei miei confronti”.
Il Tribunale dei ministri di Catania ha dunque avviato l’istruttoria su Salvini nell’ambito della nave Sea Watch 3 bloccata per giorni al largo di Siracusa. L’istruttoria è stata avviata dopo la richiesta di archiviazione presentata dal Procuratore di Catania Carmelo Zuccaro.
“I colleghi ministri possono dire quello che vogliono, ma finché sono ministro i porti rimangono chiusi”, ha detto ancora il vicepremier aggiungendo: “Ai giudici che decideranno e ai colleghi ministri che vedo che in queste ore hanno qualche dubbio, dico che i porti italiani sono e rimangono chiusi ai trafficanti di esseri umani, agli spacciatori di droga, di morte e di armi e gli scafisti in Italia non ci arrivano. Possono processarmi altre 18 volte ma io, finché faccio il ministro, non cambio idea”, ha aggiunto.
E sulla questione porti replica a Luigi Di Maio che, in una intervista al ‘Corriere della Sera’ aveva detto: “Chiudere i porti misura occasionale”.
“Rispetto il lavoro del ministro Di Maio, che si occupa di lavoro e sviluppo economico, e non mi permetto di dargli lezioni su come risolvere le centinaia di crisi aziendali che sono ferme sul suo tavolo. Ma chiedo altrettanto rispetto: di ordine pubblico, di sicurezza e difesa dei confini mi occupo io, penso di averlo fatto bene in questi dieci mesi”.
“Se qualcuno dei miei colleghi non è d’accordo, lo dica. Con la differenza che io ci metto la faccia e rischio personalmente”, ha continuato Salvini. Sulla gestione dei confini e sulla lotta alla criminalità organizzata, ha sottolineato il ministro dell’Interno, “i consigli sono benvenuti, ma ognuno faccia il suo. Con me i porti rimangono chiusi e sigillati per i trafficanti di esseri umani. Se il ministro Di Maio e il ministro Trenta la pensano in maniera diversa, me lo dicano tranquillamente in Consiglio dei ministri e faremo una sana e franca discussione”, ha concluso.