Emergenza migranti, mentre la Corte Ue mette i paletti su presidi e respingimenti della Francia nei territori di confine, Parigi incassa il colpo e in una giravolta di annunci, smentite e dati di fatto, ha mandato segnali contraddittori e elicotteri in perlustrazione per controllare il passaggio da una frontiera all’altra. Sul momento di destabilizzazione, ordini e contrordini, allora, oggi prova a fare il punto il giurista Carlo Curti Gialdino: vicepresidente dell’Istituto diplomatico internazionale, per 18 anni referendario alla Corte di Giustizia europea e docente fuori ruolo di Diritto dell’Ue alla Sapienza. Il quale, dalle colonne del Corriere della sera, analizza la situazione e illustra – senza avere dubbi – quale potrebbe essere la prima conseguenza della sentenza di Lussemburgo e quali le possibili ripercussioni. E dichiara netto: «Beh, i francesi non potranno più mettersi al confine di Ventimiglia con una ramazza e ributtarci indietro i migranti. Di sicuro un nordafricano arrivato a Mentone stanotte dormirà più tranquillo, magari ospite di un Cpr francese con l’obbligo di dimora, ma, secondo l’articolo 7 della Direttiva rimpatri dell’Ue, adesso avrà dai 7 ai 30 giorni per lasciare volontariamente il Paese. Un periodo congruo che potrà essere prorogato. Altro che respingimenti immediati».
Curti Gialdino osserva: «Io penso che dopo questa sentenza il presidente Macron e il ministro Darmanin, dovranno sedersi a riflettere. Non solo loro, però. Tutti e 27 i Paesi europei dovrebbero capire che è arrivato il momento di aggiornare le regole. Il problema è epocale». E la soluzione fin qui individuata, come ha denunciato lo stesso presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ormai anacronistica. Di più. Sferzando l’asse franco-tedesco Mattarella è stato netto come non mai: «Le regole di Dublino sono preistoria. Era un altro mondo, non c’era una migrazione di massa, è come fare un salto in un’altra era storica quando c’erano le carrozze con i cavalli».
Anche sul punto, allora, il docente interpellato dal Corriere commenta senza giri di parole le dichiarazioni del presidente Mattarella e asserisce: «Ha ragione! Quella convenzione nacque per regolare le migrazioni interne all’Europa, ma entrò in vigore nel ’97. Ora stiamo vivendo una vera e propria fuga dall’Africa, per questo ad esempio vedo con favore il piano Mattei della premier Giorgia Meloni e la visione della presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen. Servono regole nuove».
Ai tavoli internazionali, intanto, mentre acquista sempre più vigore e rilancio la strategia di Palazzo Chigi, con il governo determinato a seguire ed estendere diplomaticamente la politica del dialogo con i Paesi africani per «sostenere lo sviluppo dell’Africa», con il premier Meloni determinato a realizzare investimenti in settori strategici come l’energia, per garantire quello sviluppo economico che è essenziale per frenare le partenze dei migranti, Parigi da un lato pattuglia. E dall’altro, il ministro degli Esteri francese, Catherine Colonna, nel suo intervento all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite si allinea alla strategia del nostro esecutivo, sostenendo la necessità che la comunità internazionale cerchi risoluzioni ai conflitti in Africa basandosi su “soluzioni africane”.
Berlino, da parte sua, non molla, chiude a doppia mandata gli ingressi dall’Italia e prepara un imminente finanziamento ad alcune Ong per un progetto di assistenza ai migranti sul territorio italiano. Uno schiaffo inaccettabile per Palazzo Chigi, che si augura si tratti di una notizia priva di fondamento. «L’Italia non sta rispettando le riammissioni del sistema di Dublino. E finché non lo farà, nemmeno noi accoglieremo altri rifugiati». Così la ministra dell’Interno tedesca, Nancy Faeser, dai microfoni dell’emittente Zdf. «Ora Berlino aspetta che Roma venga di nuovo incontro a noi per adempiere ai suoi impegni». Parole che confermano la linea dura verso il nostro Paese e che fanno carta straccia degli accordi Ue di fronte all’escalation di sbarchi sull’isola di Lampedusa, confine meridionale dell’Unione e non “affare domestico” del governo Meloni.
Come se non bastasse a incrinare i rapporti tra Berlino e Roma arriva l’annuncio a sorpresa di un portavoce del ministro degli Esteri tedesco. «È imminente da parte della Germania un finanziamento da centinaia di migliaia di euro per un progetto di assistenza a terra di migranti in Italia e uno per una Ong che opera salvataggi in mare», dice il portavoce tedesco che non precisa di quali organizzazioni si tratti. L’ipotesi non è affatto piaciuta a Palazzo Chigi che ha reagito con «grande stupore» alla notizia.
«Noi non ne sappiamo nulla, non abbiamo progetti in corso e non ci risulta che ci siano discorsi di questo genere», replica il ministro Matteo Piantedosi. «Mi stupisco che il governo tedesco abbia questi obiettivi di proiettare la sua generosità sul territorio nazionale, io suggerirei di farlo sul proprio territorio». Il governo italiano prenderà immediatamente contatto con le autorità tedesche per un chiarimento. E confida – riportano fonti di Palazzo Chigi – che la notizia sia priva di ogni fondamento perché il finanziamento da parte della Germania di attività di ong sul territorio italiano sarebbe una grave anomalia. Il sostegno al trasferimento di immigrati irregolari in Italia «rappresenterebbe una gravissima anomalia nelle dinamiche che regolano i rapporti tra Stati a livello europeo e internazionali. Tale notizia è in ogni caso l’occasione per ribadire la necessità di fare chiarezza sulle attività delle Ong nel Mediterraneo. E l’esigenza di stabilire che i migranti trasportati da organizzazioni finanziate da Stati esteri debbano essere accolti da questi ultimi».
«Se fosse vero sarebbe un atto molto grave e violativo dei rapporti internazionali», è la reazione di Sara Kelany, responsabile immigrazione di FdI. «Occorre dunque, come già tempestivamente dichiarato da Palazzo Chigi, che si faccia immediatamente chiarezza. Fratelli d’Italia in più occasioni ha segnalato che l’attività delle Ong non è di mero carattere umanitario, ma squisitamente politico. Loro stesse espressamente dichiarano di voler modificare le nostre politiche migratorie. Se queste attività fossero dunque finanziate da uno Stato estero, sarebbe un’ingerenza inaccettabile». Duro anche il commento della Lega. «Berlino conferma quanto sostenuto dal vicepremier e ministro Matteo Salvini, ovvero finanziamenti a Ong che portano immigrati in Italia. È una notizia gravissima – si legge in una nota del Carroccio – ma che non sorprende: la Germania non è l’unico Paese straniero a pagare le organizzazioni non governative per trasferire clandestini nel nostro Paese».