I giudici, che hanno archiviato il caso Alan Kurdi, hanno scagionato l’ex ministro grazie alla responsabilità dello “Stato di primo contatto”
Il Tribunale dei ministri di Roma, che il 21 novembre scorso ha archiviato le accuse di omissione di atti d’ufficio e abuso d’ufficio nei confronti di Matteo Salvini, dà ragione all’ex ministro dell’Interno. Secondo quanto evidenziato dal Corriere della Sera infatti i giudici hanno scagionato il leader della Lega ritenendo che la responsabilità di assegnare un porto sicuro alle Ong spetta allo “Stato di primo contatto”.
Nonostante le difficoltà di individuazione, seguendo alla lettera le indicazioni che si possono ricavare da Convenzioni e accordi, il Tribunale dei ministri ha sottolineato che “lo Stato di primo contatto non può che identificarsi in quello della nave che ha provveduto al salvataggio”. Quindi, secondo quanto ritenuto dai giudici, se un’imbarcazione batte bandiera tedesca, è alla Germania che deve rivolgersi per ottenere l’approdo e il relativo sbarco dei migranti soccorsi.
“L’assenza di norme di portata precettiva chiara applicabili alla vicenda non consente di individuare, con riferimento all’ipotizzato, indebito rifiuto di indicazione del Pos (Place of safety), precisi obblighi di legge violati dagli indagati, e di conseguenza di ricondurre i loro comportamenti a fattispecie di rilevanza penale” hanno scritto i giudici Maurizio Silvestri, Marcella Trovato e Chiara Gallo.
Difficilmente il provvedimento del tribunale porrà però fine a denunce ed inchieste in quanto l’interpretazione di norme e regolamenti sembra tutt’altro che scontata.
Secondo le conclusioni del pm Sergio Colaiocco nel caso Alan Kurdi archiviato, una volta interpellata l’Italia aveva l’obbligo di concedere il Pos in forza della Convenzione di Amburgo. A concederlo però non sarebbe dovuto essere il ministero dell’Interno, ma la Guardia costiera che fa invece capo al ministero delle Infrastrutture. Un atto del 2015 ha delegato la pratica al Viminale per accelerare le procedure, ma ciò non fa venire meno la propria responsabilità e le eventuali omissioni.
Nel caso della Alan Kurdi, secondo quanto sottolineato dal Corriere, il leader della Lega fece scrivere a Piantedosi una direttiva di divieto d’ingresso e transito nelle acque italiane che per i pm “appare in contrasto con più di una disposizione di legge”. Per contestare l’abuso d’ufficio serve però un “dolo intenzionale mirato a provocare danni a terzi”, mentre l’ex ministro e il suo capo di Gabinetto, secondo i giudici, avevano altri intenti. Di qui la richiesta di archiviazione in quanto l’illecito di Salvini ci fu, senza però rientrare nei reati di omissione o abuso d’ufficio.
Salvini, commentando su Twitter la decisione dei giudici del Tribunale dei ministri, ha scritto: “Lo Stato di primo contatto non può che identificarsi in quello della nave che ha provveduto al salvataggio. Germania se batte bandiera tedesca, Norvegia se batte bandiera norvegese. Finalmente un po’ di buonsenso“.