Milano-Cortina 2026, scoppia il caso intercettazioni. La nipote dell’ex premier Mario Draghi Livia assunta su segnalazione di

Non si placa la bufera sulle Olimpiadi invernali Milano-Cortina 2026, già finite al centro di un’inchiesta della procura meneghina per corruzione e turbativa d’asta. Si è tenuta l’udienza al Riesame, a cui ha fatto ricorso la difesa dell’ex dirigente della Fondazione Massimiliano Zuco, indagato per ipotesi di corruzione e turbativa, assieme all’ex ad Vincenzo Novari e all’imprenditore Luca Tomassini in relazione ad un appalto per i servizi digitali.

Dalle intercettazioni  è anche emerso un intreccio ‘curioso’ tra Giovanni Malagò e Livia Draghi, nipote dell’ex premier Mario.

In un altro passaggio di un’annotazione depositata al Tribunale del Riesame e agli atti dell’inchiesta – nella parte che riguarda le assunzioni di persone legate al mondo della politica – c’è anche un intreccio tra Giovanni Malagò e Livia Draghi, nipote dell’ex premier Mario. È “quantomeno singolare” – scrive il Nucleo di polizia economico finanziaria della Gdf di Milano – come il presidente del Coni “investa Draghi Livia”, che sarebbe stata assunta nella Fondazione Milano Cortina 2026 “su indicazione” dello stesso Malagò, “di un potere maggiore rispetto a quello di Novari”, l’ex ad, “al quale suggerisce di seguire le indicazioni di una sua sottoposta”, scrive il Nucleo di polizia economico finanziaria della Gdf di Milano. Nell’informativa del 25 giugno scorso la Gdf, coordinata dall’aggiunta Tiziana Siciliano e dai pm Francesco Cajani e Alessandro Gobbis, riporta molte intercettazioni e stralci di verbali. Come quello di Vicenzo Novari – indagato e interrogato dai pm – il quale spiega che “il presidente Malagò mi segnalò il curriculum di Livia Draghi, precisandomi che ovviamente era un curriculum da valutare con attenzione”, ma che “la decisione sarebbe stata solo mia” e “vidi che quella persona lì era esattamente quello che stavo cercando”.

Agli atti figura anche un’intercettazione nella quale Novari, discutendo con la moglie, spiega: “Malagò mi aveva detto ‘stai a sentì la Draghi!, fregatene di tutto il resto’”. In sostanza, riassume la Gdf, Novari raccontava al telefono che “Malagò gli aveva indicato di seguire le indicazioni di Livia Draghi”, la quale “non vedeva di buon occhio l’assunzione della sorella” di un dirigente Rai.

Massimiliano Zuco si sarebbe riferito “esplicitamente a verosimili fenomeni corruttivi”, ponendo “l’attenzione su un giro di ‘mazzette’ che coinvolgerebbe quantomeno un dirigente di Deloitte”, la società che aveva preso l’appalto sui servizi digitali, dopo che era stato tolto alla Quibyt, società dell’imprenditore Luca Tomassini, anche lui indagato.

In un’annotazione della Guardia di Finanza si parla della “seconda gara per i servizi digitali”, previa “‘estromissione’ di Quibyt”, e del “ruolo di Deloitte”, a cui fu affidata “tale fornitura” sotto la “gestione Varnier”, ossia dell’ad Andrea Varnier.

Gli investigatori fanno notare come Deloitte Consulting “fosse già in rapporti economici attivi con la Fondazione” con un “contratto di sponsorizzazione” da 21 milioni di euro.

In alcune intercettazioni di aprile tra Zuco e Tomassini, il primo parla anche “dell’ampio potere discrezionale dell’attuale” ad della Fondazione Varnier. “È super appoggiato ma è super appoggiato per uno scopo politico, controllare Malagò, evitare che passano certe strategie”.

E fa riferimento al “maggior costo – si legge sempre nella documentazione della Gdf – per la Fondazione di quattro milioni di euro, dovuti dall’Ente a Deloitte per produrre ex novo il sito e conseguentemente gestirlo”.

In un altro passaggio di un’annotazione depositata al Tribunale del Riesame e agli atti dell’inchiesta – nella parte che riguarda le assunzioni di persone legate al mondo della politica – c’è anche un intreccio tra Giovanni Malagò e Livia Draghi, nipote dell’ex premier Mario.

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