“Da oggi a Milano ci sono più diritti. Abbiamo ridotto lo spread con l’Europa sui diritti civili”. Dopo una maratona in consiglio comunale durata 11 ore e 30 minuti Giuliano Pisapia riesce ad annunciare la nascita del registro Unioni Civili. Insieme a Torino e Napoli, il capoluogo di regione lombardo entra a fare parte di quei comuni italiani – poco più di un’ottantina – già dotati di un registro delle coppie di conviventi. Il voto non è stata una passeggiata, come dimostra la maratona per arrivare alla fumata bianca. Il provvedimento è passato con 27 voti favorevoli, 7 contrari e 4 astenuti e si è evitata soprattutto una rottura all’interno del Pd tra l’area laica e cattolica. Alla fine si è trovato un compromesso con l’astensione dei quattro consiglieri dell’ala cattolica dei Democrat perplessi sulla creazione del registro. Quella approvata dal consiglio comunale di Milano è una delibera ‘riveduta e corretta’ rispetto alla versione originale, frutto, dunque, di un lungo lavoro di mediazione tra laici e cattolici. E’ stato partorito, così, un vero e proprio ‘modello Milano’: viene istituito presso l’anagrafe un registro separato, specificatamente dedicato alle Unioni civili (verrà rilasciato attestato a chi si iscrive), agganciato alla normativa statale che disciplina la famiglia anagrafica (art. 4 DPR 223/1989). Per potersi iscrivere al registro, quindi, bisognerà prima essere iscritti alla stessa residenza all’interno della stessa famiglia anagrafica.
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