Massimo Giletti vive sotto scorta da circa due settimane alla luce delle minacce da parte del boss Filippo Graviano, figura di vita della malavita condannato per le stragi degli anni Novanta.
Il caso è legato alle intercettazioni dello scorso 11 maggio, quando Graviano, detenuto in un carcere di massima sicurezza, si scagliava contro Giletti, che intanto aveva portato alla ribalta il tema delle scarcerazioni dei boss durante l’emergenza coronavirus. Inoltre Giletti aveva aperto il caso Di Matteo con la mancata nomina. “Il ministro fa il lavoro suo e loro rompono il cazzo“, è la frase pronunciata da Graviano facendo riferimento a Giletti e
aCome riferito da il Corriere della Sera, Massimo Giletti vive ora sotto scorta, assegnatagli dalle autorità. Proprio ai microfoni del CorSera Giletti evidenzia il suo dispiacere, già espresso in diverse occasioni, per il fatto di essere venuto a conoscenza delle minacce nei suoi confronti da un quotidiano nazionale che ha riportato uno stralcio di un libro. Il noto giornalista e conduttore in diverse occasioni ha denunciato la distanza dello Stato. “Sono molto dispiaciuto e non posso dire molto. È obbligatorio, non posso sottrarmi. Solo noto che questo provvedimento della scorta arriva dopo che un quotidiano nazionale ha riportato le parole del libro di Lirio Abate. Perché hanno preso questo provvedimento solo dopo che la notizia è stata pubblicata da un giornale?”.