Oggi al Meeting parlerà della centralità del Mediterraneo in questo momento storico, le emergenze e le crisi, il terrorismo e – strettamente connesso – il dramma dei migranti. Ieri al Grand Hotel di Rimini il ministro degli esteri della Tunisia Taieb Bacoucche incontra il segretario agli esteri Valentini. Un’ora a colloquio, evidenziando proprio su questi temi visioni sostanzialmente vicine, partendo dalla necessità del dialogo e della conoscenza reciproca per cercare soluzioni, nonché di un intervento globale, della comunità internazionale, come risposta a problemi sempre più globali.
Oggi il ministro parla del Mediterraneo: “Bisogna recuperare il ruolo del Mediterraneo come luogo di incontro e non di separazione”. La Tunisia ha vissuto una serie di governi di transizione che hanno permesso all’ISIS di innestare nei ruoli di creare cellule terroristiche all’interno del paese. Oggi la Tunisia sta acquistando una maggior stabilità governativa e deve debellare tali cellule dal paese.
Ad alcune domande il ministro risponde così
In che modo la popolazione tunisina “fa resistenza” alla minaccia del terrorismo?
Vivendo nella legalità, nella libertà, nella giustizia. Rispettando le regole, impegnandosi a dare il meglio nel loro lavoro, partecipando alla vita dello Stato nel loro piccolo.
In questo periodo si parla moltissimo di immigrati, anche in Tunisia la situazione è complessa. Come state gestendo l’emergenza?
A pochi chilometri da noi c’è la Libia in cui la guerra civile sta mettendo a durissima prova il Paese. La Tunisia è lì al confine, passano tantissimi profughi. Noi, come l’Italia, partecipiamo alle migrazioni africane in maniera ragionevole e umana. Se lavorassimo da soli non ce la faremmo, è solo in collaborazione con gli altri che piano piano si può tornare alla pace.
Ristabilire l’ordine nel Mediterraneo dunque non è una priorità solo della Lega Araba?
Assolutamente no. E’ con la collaborazione di tutti che si può arrivare una risoluzione dei conflitti.
Come si fa ad aiutare gli altri rimanendo imparziali?
La diplomazia tunisina si basa su alcuni principi: innanzitutto, non si interviene nelle questioni interne di un Paese; allo stesso tempo però non si incarna la neutralità passiva e negativa. In secondo luogo, non si incentivano i conflitti armati. Quando ci sono problemi bisogna cercare soluzioni politiche e pacifiche.
No alla guerra, sì al dialogo?
Esattamente. E’ la storia a insegnarlo, solo con il dialogo e la collaborazione di tutti si può ristabilire e mantenere la pace.
Perché ha deciso di accettare l’invito del Meeting di Rimini?
Me ne avevano parlato, mi avevano detto che il Meeting di Rimini era qualcosa di bello e di particolare. Quando sono arrivato qui mi sono accorto che in realtà la portata di questo evento è ancora più ampia di quella che potevo immaginare. Ciò che mi ha colpito particolarmente è la partecipazione dei giovani e il fatto che qui davvero si sviluppano idee e desideri.