Il 27 e 28 nell’arco di sole 48 ore ben 27 navi di tutta Europa, Ong comprese, sbarcarono sulle coste italiane la bellezza di 12 mila migranti. “Sapete cosa ci offrirono i nostri amici di Bruxelles dopo quelle giornate tragiche e tremende? Più soldi per creare nuoi hot spot”. Il ministro dell’Interno Marco Minniti racconta al Giornale la sua sfida per fermare l’immigrazione clandestina. “Non crediate mica – rimarca il titolare del Viminale nel colloquio con il quotidiano diretto da Alessandro Sallusti – che quei soldi ci venissero offerti per far star meglio i migranti, per accudirli, per garantire la loro integrazione. No, offrendoci quei soldi ci chiedevano di creare dei centri da cui i migranti non potessero uscire. Ci proponevano di fare dei centri di internamento, cioè delle vere e proprie galere, persino per i minori non accompagnati”.
“Io sono uno che più mi dicono che non si può fare e più mi scatta il trip. Sulla Libia e sui migranti è andata così”, afferma Minniti, calabrese, che sulla calabresità racconta una barzelletta su Dio che decide di esaudire i desideri di un romano, di un sardo e di un calabrese. “Il romano sogna di diventare l’antico imperatore Augusto, il sardo chiede mille pecore e il Signore accontenta entrambi. Ma sapete che gli chiede il calabrese? Dio ti prego fai morire le pecore del sardo”. Minniti racconta al Giornale: “Ero figlio di un generale dell’aviazione sognavo di diventare un pilota, ma mia madre non ne voleva sapere e così, a 17 anni, entrai nel Partito comunista. Immaginate con quanta gioia fosse vissuta in casa quella mia scelta. Ma almeno costrinsi mia madre a ricredersi. Forse – mi disse quando ormai avevo 24 anni – era meglio se ti facevo diventare un pilota. Quindi a sinistra devono ringraziare mia madre altrimenti come ministro dell’Interno gli toccava un ex ufficiale dell’Aeronautica”.