Minniti: “Mai criminalizzato le Ong e non ho chiuso un porto”

Mai criminalizzato le Ong, dice l’ex ministro dell’Interno, Marco Minniti, che intervistato da ‘La Stampa’, rivendica la sua azione di governo sulla gestione dei flussi migratori ed esclude di aver avuto un ruolo nell’inchiesta e nelle intercettazioni dei giornalisti. “Quelle intercettazioni – afferma – destano giusti e forti interrogativi. E ha fatto bene la ministra Cartabia a ordinare un’ispezione a Trapani”, ma “la polizia giudiziaria, da qualsiasi ministero provenga, dipende solo ed esclusivamente dal magistrato. In Italia esiste la separazione dei poteri e ne sono orgoglioso. Solo chi non conosce il nostro Paese puo’ pensare che da noi possa esistere un magistrato che si fa dare ordini da un ministro”.

“Nel 2017-2018 – ricorda – avevamo messo a punto un dispositivo di ricerca e soccorso in mare di cui facevano parte le Ong. In quel periodo la guardia costiera italiana operava in acque libiche e questo e’ accaduto fino alla fine della mia esperienza di governo. Non abbiamo mai chiuso nessun porto e la situazione era molto complicata”. Il codice di condotta? “Era un codice pattizio nei rapporti con le Ong, non una legge come sarebbe stato fatto dopo. Se le Ong assumono un ruolo rilevante nella gestione delle emergenze umanitarie e’ normale che si coordino con il Paese – risponde – se un magistrato ritiene utile un’ispezione con la polizia giudiziaria, e’ giusto che possa farlo” e “sia il memorandum” tra Italia e Libia “sia il codice sono ancora in vigore oggi. E non credo di essere tanto potente da imporre ancora oggi a Stati e organizzazioni umanitarie norme che non vogliono”.

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