C’è chi ha saltato importanti meeting scientifici, chi ha scelto di non partecipare a eventi pubblici, chi ha abbandonato interessanti progetti di ricerca e chi ha addirittura lasciato il proprio lavoro. Tutto per evitare di subire l’ennesima frase imbarazzante, la battuta volgare, la solita umiliazione da parte di un superiore pronto a rovinare la carriera e la vita delle donne.
Due anni di ricerca hanno prodotto un documento di trecento pagine con tanto di testimonianze individuali e statistiche generali sugli ostacoli che le donne incontrano nella carriera scientifica per colpa degli uomini.
Ebbene sì, nelle facoltà universitarie scientifiche e nei centri di ricerca di scienze, ingegneria e medicina, le molestie sessuali sono molto più diffuse che negli ambienti ‘non-Stem’ , umanistici diremmo noi.
Nella maggior parte dei casi – ha dichiarato Kathryn Clancy, antropologa dell’università dell’Illinois e membro della commissione che ha redatto il rapporto – non si tratta di molestie alla Harvey Weinstein. Piuttosto di una quotidiana opera di scoraggiamento, di esclusione e di umiliazione. Sono i tanti modi per far sentire le donne sgradite.
Mortificate, annientate e offese le donne scienziate, vessate dai loro colleghi maschi, ma più spesso dai loro capi, per ora non hanno dato vita a un movimento del tipo MeToo. La maggior parte di loro ha taciuto i soprusi per il timore di ritorsioni. Qualcosa però sta cambiando anche nel mondo della scienza.
È di pochi giorni fa la notizia delle dimissioni di Inder Verma dal Salk Institute.
L’eminente biologo di 70 anni, pioniere della terapia genica, all’inizio di Maggio aveva già lasciato la direzione dei Proceedings of the National Academy of Sciences accusato da 8 donne di molestie sessuali perpetrate nell’arco di 40 anni.
Non è un periodo facile per il Salk Institute, uno dei più prestigiosi centri di ricerca biomedica al mondo, accusato anche di essere un ‘club per soli uomini’ da tre ricercatrici senior che a dicembre porteranno in un’aula di tribunale le prove a sostegno della discriminazione di genere.
Non si tratta di un’abitudine consolidata – ci tiene a chiarire Clancy – Ma di una cosa illegale.
Nel rapporto Nasem sono descritte tutte le sfumature della molestia, dall’aperta ostilità, all’esclusione, alla discriminazione in base al sesso, alle attenzioni sessuali indesiderate fino all’abuso coercitivo.
Non fare niente riguardo a questo è abominevole, ha dichiarato BethAnn McLaughlin, neurologa della Vanderbilt University che ha lanciato una petizione per chiedere al Nasem di radiare dall’associazione chiunque si stato ritenuto colpevole di moleste sessuali, ritorsioni e minacce. Più di 3.500 persone hanno già firmato l’appello dall’inizio di maggio a oggi.
Secondo il rapporto, il 20 per cento delle studentesse di facoltà scientifiche e il 25 per cento di quelle di ingegneria, prima e dopo la laurea, hanno dichiarato di aver subito molestie sessuali da docenti o da personale universitario. La situazione per le aspiranti dottoresse è ancora peggiore: il 47 per cento delle donne nelle scuole di medicina hanno dichiarato di essere state molestate.
Una precedente indagine della Penn University era arrivata a risultati simili: il 33 per cento delle studentesse, il 43 per cento delle laureate e il 50 per cento delle specializzande sono state messe in difficoltà dal comportamento degli uomini.
Non è la prima volta che ascoltiamo dalla voce delle donne racconti di frustrazione e discriminazione sessista. L’anno scorso il New England Journal of Medicine aveva accolto lo sfogo personale di una dottoressa dell’Harvard Medical School che descriveva la sua carriera come una corsa ad ostacoli in un mondo dominato da uomini.
Sì perché la situazione non sarebbe la stessa se non ci fossero così tanti uomini nelle posizioni di leadership.
Ed è per questo che gli autori del rapporto invitano le istituzioni a promuovere l’inclusione delle donne ai vertici delle strutture.
Gli autori, infine invitano anche a considerare le molestie sessuali come una violazione dell’integrità della ricerca e una minaccia al progresso delle conoscenze.
Credo che ci siamo persi alcune sorprendenti scoperte, alcuni modi davvero fuori dagli schemi di pensare al mondo, a causa delle persone che sono state allontanate, conclude Clancy.