Alla vigilia dei controversi Mondiali in Qatar, che sul rettangolo di gioco incominceranno con la sfida attesa tra il paese organizzatore e l’Ecuador (che non schiererà il discusso Byron Castillo), si consuma un episodio che ha giustamente avuto la debita risonanza mediatica per l’entità e l’impatto delle conseguenze affrontate dal giornalista danese, protagonista suo malgrado.
- Mondiali: inviato danese interrotto e minacciato a Doha
- Mondiali: la scena che ha sconcertato tutto il mondo
- Le scuse verso Rasmus Tantholdt
- I timori legati alla libertà di informazione e ai diritti umani
Mondiali: inviato danese interrotto e minacciato a Doha
Un celebre inviato televisivo danese, Rasmus Tantholdt, presente in Qatar per i mondiali di calcio, secondo quanto ricostruito è stato costretto dalle autorità locali a interrompere una diretta: era collegato con il canale danese TV 2 da una strada di Doha, la capitale del paese, quando alcuni agenti delle forze dell’ordine locale sono intervenuti prima cercando di sottrarre la telecamera all’operatore che lo accompagnava e poi hanno minacciato di romperla.
Mondiali: la scena che ha sconcertato tutto il mondo
Il giornalista si è presentato agli agenti, come un inviato della televisione danese e ha mostrato sia il suo accredito che il permesso per filmare nei luoghi pubblici, ma il suo collegamento è stato ugualmente e drasticamente interrotto nel bel mezzo di una diretta con lo studio mentre il collega, il conduttore, che stava seguendo da studio la scena e curando la scaletta e il collegamento, ha assistito alla scena.
“Se volete, potete anche distruggere la telecamera…”, ha tentato di dire il cronista. Il giornalista viene raggiunto da funzionari e agenti che provano a fermare le riprese: “Avete invitato tutto il mondo qui…”, dice il cronista. “Abbiamo il permesso di riprendere in qualsiasi luogo”, ha aggiunto per fornire dettagli e ribadire il proprio diritto a filmare e a effettuare la diretta.
Le scuse verso Rasmus Tantholdt
I rappresentanti dell’ente governativo nazionale che si occupa dell’organizzazione del torneo, il Media Office e il Comitato Supremo si sono scusati con l’emittente televisiva danese, sostenendo che la troupe era stata «interrotta per errore» e confermando che aveva regolari permessi per svolgere la sua attività.
Insomma, un increscioso e preoccupante episodio a pochi giorni dall’avvio dei Mondiali, con la sfida Qatar-Ecuador e le recenti polemiche anche per via della presenza proprio di questa Nazionale e i dubbi su Byron Castillo, per quel che attiene al diritto di cronaca e alla libertà di informazione che con simili gesti sono poste seriamente a repentaglio.
I timori legati alla libertà di informazione e ai diritti umani
I Mondiali inizieranno tra pochi giorni, il 20 novembre, e l’assegnazione al Qatar è la più controversa nella storia della competizione: è infatti un paese ampiamente accusato di violazioni dei diritti umani e di essere responsabile della morte di migliaia di operai che hanno lavorato alla costruzione degli stadi, per la maggior parte migranti provenienti da India, Bangladesh, Sri Lanka e Nepal.
Anche nell’ambito delle recenti esternazioni avanzate da personaggi pubblici come Fiorello e anche Eric Cantona, Dua Lipa e Rod Steward la questione che ha interessato uno dei più celebri giornalisti danesi non può essere derubricata a semplice incomprensione.
L’incidente del giornalista danese mostra una certa inclinazione nei riguardi della libertà di stampa, da non sottovalutare.