Dalle feste dell’Unità il coro di suppliche dei militanti Pd mette in crisi la battaglia del campo largo che comprenda anche Matteo Renzi. Dopo Giuseppe Conte che sulla eventualità che il Pd lo accolga ha evocato un «grande harakiri». Massimo D’Alema ha sentenziato: ‘Mi sembra di dare troppa importanza a chi, voti alla mano, non ne ha’. Calenda sul tema ha postato via social: «Amici, credo sia la milionesima volta che spiego che non siamo nel campo largo. Dunque non possiamo agitare nessuno. Scriverei “state sereni”, ma viste le nuove frequentazioni di Schlein sarebbe indelicato farlo», mette nero su bianco online il leader di Azione.
Sulla possibile alleanza tra il Pd e il fondatore di Italia Viva si alza il coro di no all’intesa con l’ex rottamatore toscano che risulta divisivo: «Renzi no, lasciatelo fuori», è l’accorato appello arrivato dalla base dem, dalla festa dell’Unità di Crema, e indirizzato direttamente a Stefano Bonaccini.
Il presidente del Pd tenta evitare la questione con un richiamo alla sostanza: «Non parliamo di nomi, ma di argomenti su cui convergere». Ma, sceso dal palco, diversi simpatizzanti dem lo avvicinano e gli sussurrano: «Mi raccomando, alla larga da Renzi». «Attenti alle alleanze, quello ci frega». «Ci siamo cascati una volta, non ripetiamo l’errore».
Renzi ha anche aperto una faglia in Italia Viva. “Stiamo assistendo a uno spettacolo che la nostra comunità non merita”. “Renzi ha spaccato il partito”. “Io non faccio politica così” e “non sono da solo. A parlare al Foglio è Luigi Marattin, già in disaccordo con la strategia del leader, espressa in più occasioni. Ma ora l’onda del dissenso interno a Iv contro Renzi l è altissima. Circa 300 dirigenti territoriali di Iv e 100 ragazzi delle nostre scuole di formazione hanno firmato documenti di piena contrarietà (a Renzi – ndr). La rabbia espressa contro l’ex premier trova il detonatore con l’intenzione di Renzi di traghettare Italia Viva nel campo largo. Ed eventualmente sostenere il dem Andrea Orlando alle regionali in Liguria, uscendo pertanto a Genova dalla giunta.
“Posso dire che il metodo scelto da Renzi è assolutamente sbagliato – aggiunge Marattin. Non si può decidere di stare col centrosinistra a prescindere. E senza nemmeno discuterne prima nel partito. Dovremmo sostenere i candidati che più si avvicinano alla sensibilità liberal-democratica, valutando caso per caso”. L’appoggio ad Orlando – ancora non ufficialmente candidato in Liguria- non va giù. “E’ una persona perbene e intelligente, lo stimo. Però la pensa diversamente da me praticamente su tutto: dalla giustizia al lavoro passando per il fisco. L’idea che per battere un avversario, ieri Berlusconi, poi Salvini e ora Meloni, occorra costruire coalizioni che hanno al loro interno posizioni opposte su tutto è un’idea che non mi appartiene più. Non si fa politica per non far vincere qualcuno, ma in nome di un’idea di paese sulla quale chiedere il consenso e costruire una proposta di cambiamento. Sono ancora sotto choc dal vedere un esponente di IV chiedere se per favore si può entrare nel campo largo”
Tra l’altro, sul caso Liguria ricordiamo la mezza porta in faccia chiusa a Renzi dalla stessa segretaria del Pd, Elly Schlein. La quale, parlando della coalizione di centrosinistra in Liguria, in vista delle regionali di autunno, ha detto testualmente: “mi sembra che la coalizione stia bene cosi com’è”. Il che significa, porte in faccia chiuse a Renzi ed Italia Viva, cosi come avevano chiesto sia Cinquestelle che Avs e così come aveva chiesto anche Matteo Ricci alla Festa dell’Unità di Pesaro. La parabola di Renzi è sta toccando il punto più basso, sia pure in veste di “guastatore” del campo avverso (da “killer di governi”). Non si fa politica così, per distruggere. C’è chi crede che si possa costruire non distruggere. “Ma con la svolta a sinistra Renzi ha spaccato tutto”. Sta per uscire da Iv ed aprire a Calenda?, è la domanda che il Foglio riserva a Marattin: “Vedremo, risponde, ma la situazione è abbastanza chiara. Non è il mio progetto, ma quello di tanti”.
Luigi Marattin si trova da tempo lontano dalle posizioni di Matteo Renzi. Il deputato di Italia viva non ha affatto gradito lo stop dell’ex premier al congresso del partito. Il parlamentare non condivide la linea di avvicinamento al Pd di Elly Schlein.
Elly Schlein, reduce da una festa dell’Unità a Ferrara dove è riuscita a sfuggire all’assedio di domande dei giornalisti, ma si è ritrovata in mezzo a plotoni di simpatizzanti che alla segretaria hanno insistentemente chiesto di evitare di stringere accordi con Italia Viva e il suo leader. Il diktat della base Pd insomma è chiaro: Renzi alla larga dal campo largo.