Tommaso Montanari, come ricorda Grasso nel suo servizio sul Corsera, comincia prima con le dimissioni dal Consiglio superiore dei Beni culturali per «l’arroganza dimostrata dal ministro Franceschini» «nella nomina di Andrea De Pasquale alla guida dell’Archivio centrale dello Stato, reo di aver accolto il Fondo Pino Rauti». E proseguita con l’attacco frontale alle Foibe e alla legge del 2004 che istituisce la Giornata del Ricordo. Che, «a ridosso e in evidente opposizione a quella della Memoria (della Shoah)» a detta del prossimo rettore dell’ateneo senese, rappresenterebbe «il più clamoroso successo di questa falsificazione storica».
Dichiarazioni che sviliscono e minimizzano la portata di orrore e di dolore dell’eccidio delle comunità italiane al confine orientale, avvenuto tra il ’43 e il ’45 da parte delle milizie comuniste di Tito rispetto alle quali sono insorti molti politici di centrodestra. E alle quali ha replicato con fermezza la leader di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni con argomentazioni e riflessioni che rendono nullo il contrattacco del prof su La Stampa.
«Da qualche giorno, con un crescendo inquietante di dichiarazioni sempre più intrise di odio politico, ci troviamo costretti a leggere gli sproloqui di Tomaso Montanari «intellettuale» vip della sinistra e prossimo rettore dell’Università per Stranieri di Siena che propone la cancellazione del Giorno del Ricordo per i martiri delle Foibe», scrive la presidente di Fdi. Che poi prosegue: «Ossia il 10 febbraio, data solenne sancita da una legge dello Stato approvata nel 2004. Per lui in spregio al monito del presidente Sergio Mattarella nient’altro che un’operazione di «revisionismo di Stato, frutto della propaganda della destra».
Montanari si è prodigato in una serie di sciocchezze sulla tragedia che ha coinvolto migliaia e migliaia di italiani trucidati dai partigiani comunisti di Tito: “Non ci furono milioni di infoibati. Probabilmente furono cinquemila. Tra i quali molti erano fascisti e nazisti, altri erano innocenti”». Parole che indignano e sconcertano, che la Meloni smonta e commenta sul quotidiano milanese. Asserendo, tra l’altro: «Se è già falso e puro riduzionismo dire che nelle foibe sarebbero morte cinquemila persone, il folle messaggio che passa dalle sue parole è che infoibare migliaia di «fascisti» non sia stato un crimine. È proprio sulla base di questo estremismo che personaggi alla Montanari giustificano e minimizzano da anni la brutale uccisione di Norma Cossetto, ragazzina torturata e stuprata in branco dai «partigiani» e poi gettata viva in una foiba per la grave colpa di non essere stata ostile al fascismo (come gran parte degli italiani di allora)».
«Ecco, mi chiedo – prosegue quindi Giorgia Meloni – con molta serietà e preoccupazione, se questo odio e questa violenza rappresenteranno la «linea» didattica dell’Università per stranieri di Siena. Nella quale, parole del futuro rettore, ha promesso che insegnerà ai ragazzi «i valori dell’antifascismo in modo militante».
L’elenco di questi «fascisti» ai quali togliere ogni diritto e da prendere a fucilate all’occorrenza, lo stila lo stesso Montanari, insieme ai suoi soliti compagni di merende. E, ovviamente, nell’elenco ci sono tutti i partiti di destra. Anche quelli rappresentati in Parlamento».
«In una democrazia evoluta, un professore o peggio un rettore non può diffondere messaggi di odio, discriminazione e violenza come questi. Cosa farà Montanari, vieterà ai professori e agli studenti di destra della sua università di esprimere le proprie opinioni? Così sono nati i Talebani, proprio con la propaganda estremista nelle università». Ma, come conclude Giorgia Meloni nel suo intervento sul Giornale, tutto questo «non è un problema di Fratelli d’Italia. È un problema per l’Italia. E mi auguro che qualcuno abbia la decenza di fermare questa pericolosa deriva».
“Da qualche giorno, con un crescendo inquietante di dichiarazioni sempre più intrise di odio politico, ci troviamo costretti a leggere -scrive la leader di Fdi- gli sproloqui di Tomaso Montanari ‘intellettuale’ vip della sinistra e prossimo rettore dell’Università per Stranieri di Siena che propone la cancellazione del Giorno del Ricordo per i martiri delle Foibe. Ossia il 10 febbraio, data solenne sancita da una legge dello Stato approvata nel 2004. Per lui –in spregio al monito del Presidente Sergio Mattarella– nient’altro che un’operazione di ‘revisionismo di Stato’ frutto della propaganda della destra”.
Richiamando un’intervista di Montanari a ‘La Stampa’ la leader dei Fdi sottolinea tra l’altro che “il folle messaggio che passa dalle sue parole è che infoibare migliaia di ‘fascisti’ non sia stato un crimine.