Elezioni anticipate di sei mesi per il Montenegro, che domani andrà al voto per scegliere il nuovo Parlamento. Un compito arduo quello dell’elettorato montenegrino che dovrà scegliere chi, nei prossimi quattro anni, guiderà l’ingresso del Paese in Unione Europea. I negoziati del Montenegro con l’Europa, sono iniziati lo scorso giugno. Per questo motivo, i sondaggi danno vincitore il Partito democratico dei socialisti (Dps) del ‘pater patriae’ montenegrino, Milan (Milo) Djukanovic. Si tratta infatti dell’unico leader balcanico rimasto alla guida del Montenegro dalla disgregazione della Jugoslavia all’inizio degli anni ’90. A sorpresa però Djukanovic di dimise dal suo quinto mandato da premier, a fine 2010. “Sono stato al potere per 20 anni, sono state create le condizioni per un mio passo indietro”dichiarò all’indomani della promozione di Podgorica a Paese candidato all’adesione Ue. Ma la sua eredità politica resta intatta nella piccola Repubblica adriatica, di appena 600.000 abitanti: si prevede infatti che il suo partito ottenga il 47% dei consensi. I partiti d’opposizione di centro destra, riunitisi contro il gigante Djukanovic in un comune ‘Fronte democratico’, guidato dall’ex ministro degli Esteri, Miodrag Lekic, lo inseguirebbero al 40%. Nella migliore delle ipotesi possono sperare che il Dps si fermi alla maggioranza relativa degli 81 seggi del parlamento di Podgorica.
Nella pagella annuale sui progressi europei del Montenegro pubblicata mercoledì scorso dalla Commissione europea, il Paese è stato esortato a compiere progressi soprattutto in materia di lotta alla corruzione e al crimine organizzato. La pessima reputazione in materia di legalità del Montenegro – Paese crocevia della cosiddetta ‘rotta balcanica’ di tanti traffici illegali internazionali – è la principale carta dell’opposizione per tentare di affondare il partito di Djukanovic. Lo stesso scampato, grazie all’immunità diplomatica, alle accuse di associazione mafiosa e contrabbando internazionale mosse nel 2009 dalla magistratura di Bari. Ma il Montenegro paralizzato dalla crisi economica, dove il tasso di disoccupazione sfiora il 20%, paga “una classe politica incapace di proporre qualcosa di nuovo” obietta l’analista locale, Rade Bojovic. L’unico motore dell’economia montenegrina, p il turismo e la bolla immobiliare sulla meravigliosa costa adriatica che ha permesso al Pil del Paese di conoscere una crescita tra il 2006-2009, periodo immediatamente successivo all’indipendenza. Poi hanno iniziato a farsi sentire i contraccolpi della crisi internazionale: si è sgonfiata la bolla immobiliare, sono crollati gli investimenti esteri, il debito pubblico è cresciuto fino all’attuale quota del 58% del Pil. – Nel 2011 il Paese balcanico ha registrato un nuovo ritorno alla crescita, +2,7% sull’anno, ma le previsioni per il 2012 non vanno oltre lo 0,5%, nonostante la buona stagione turistica appena conclusa. Complessivamente, domenica prossima circa mezzo milione di montenegrini sono chiamati a scegliere – tra cinque partiti, sette coalizioni e un movimento civico – chi li condurrà dritti alle porte dell’Ue.