Manovra verso la fiducia. Il voto, entro venerdì

Il governo potrebbe porre domani alla Camera, la fiducia alla manovra economica. L’ipotesi a cui si lavora sarebbe quella di far proseguire la discussione generale per l’intera giornata di oggi, eventualmente con una seduta notturna, per passare poi porre poi la fiducia domani. Il voto dunque arriverebbe entro venerdì, e nella stessa giornata dovrebbe tenersi anche il voto finale sul provvedimento che, a quel punto, passerebbe al Senato.

Nella notte via libera delle Commissioni Bilancio e Finanze della Camera alla manovra. Il testo oggi in aula. Tra le novità, l’Ici con una detrazione fino a 400 euro legata al numero dei figli; salve le pensioni sotto i 1.400 dal blocco dell’indicizzazione. Arriva anche un maxi-prelievo del 15% sulle pensioni oltre i 200.000 euro. Altre risorse dal prelievo sui capitali scudati. Cancellata la norma che spostava le liberalizzazioni al 2013. I pagamenti della pubblica amministrazione (comprese le pensioni) saranno in contanti fino a 1.000 euro, ma non ci sarà la tassa sui conti correnti (34 euro) su depositi sotto 5.000 euro.

Caos al Senato, contestazioni della Lega. Si è creato un vero e proprio caos al Senato, durante l’intervento del premier Monti sul Consiglio Europeo dell’8 e 9 dicembre scorsi. La seduta e’ infatti stata interrotta dalle proteste della Lega, poi è ripresa.

Mario Monti, durante il suo intervento al Senato, ha sottolineato come il Parlamento “abbia un ruolo centrale per l’azione dell’esecutivo ed il futuro del nostro paese”.

“Le misure economiche in discussione ora alla Camera – ha continuato il premier- hanno permesso al nostro Paese di arrivare a al negoziato europeo con maggiore credibilità e di vedere ascoltate le nostre posizioni autonome su vari punti dell’agenda Ue … Oggi prendo la parola a poco più di una settimana dai provvedimenti urgenti di politica economica adottati dal governo il 4 dicembre. Questa scansione temporale mostra quanto sia stretta in questa fase la dimensione nazionale e europea”.
“Come ho sottolineato sin dal primo intervento del 17 novembre vi è una grossa responsabilità dell’ Italia nei confronti dei partner Ue perché il futuro dell’Europa dipendeva anche dalla scelte che l’Italia avrebbe fatto e dalla determinazione nell’affrontare la grave situazione economica e finanziaria”. Lo afferma il premier Mario Monti intervenendo in Aula al Senato.

“Sto valorizzando in questo un punto sul quale si è molto speso il governo precedente con un grande consenso dell’opposizione precedente. Scusatemi se valorizzo il Parlamento…”. Mario Monti replica così alle continue interruzioni al suo intervento al Senato. “Sono un po’ sorpreso che membri autorevoli della maggioranza a sostegno e parte del precedente governo che tanto si è espresso in sede europeo….”, prova a dire ancora il premier ma viene ancora interrotto da schiamazzi e urla in Aula.

L’obiettivo è evitare che “il puro concerto bilaterale franco-tedesco domini l’Europa”. Lo afferma il premier Mario Monti intervenendo in Aula al Senato ricordando alcune decisioni prese a Deauville da Merkel e Sarkozy come il coinvolgimento nelle perdite del settore privato: “Adesso – sottolinea Monti – i 27 paesi hanno deciso che quella cosa deve essere tolta di scena. Questo è un messaggio collaborativo con cui si dice: Merkel e Sarkozy potete fare errori, è meglio che agiamo con una consultazione preventiva tra tutti”.

Monti: sì alla Tobin TAX. Il Presidente del Consiglio ha poi affermato che “l’Italia è disposta a riconsiderare la posizione del precedente governo, che era contrario ad una tassazione sulle transizioni finanziarie, la cosiddetta Tobin tax”. Ha poi spiegato  che questo è anche un mezzo, in prospettiva, per arrivare ad una riduzione delle tasse sulle famiglie.
Forti proteste dalla Lega.  Mentre i senatori della Lega agitano cartelli con scritto ‘Basta tasse’ e ‘Giù  le mani dalle pensionì, il premier Mario Monti li guarda in silenzio. Il presidente del Senato, Renato Schifani, prova a richiamare più volte all’ordine sia il capogruppo Federico Bricolo, sia l’ex ministro Roberto Calderoli, ma non c’é nulla da fare. Alcuni senatori del Carroccio gridano più volte all’indirizzo di Schifani: “Non fare l’avvocato!”. “Sei un pagliaccio!”.
I senatori della Lega interrompono l’intervento del presidente del Consiglio, Mario Monti, dedicato al Consiglio europeo. Prima Angela Maraventano, gli grida più volte di parlare piuttosto di pensioni. Poi, è la volta del capogruppo del carroccio Federico Bricolo, che si alza in piedi urlando verso i banchi del governo di affrontare il tema degli stipendi e delle pensioni. Monti li guarda, sospende per qualche secondo di parlare e poi riprende, mentre il presidente del Senato, Renato Schifani, riprende Bricolo ricordandogli come il suo non sia esattamente “un atteggiamento da capogruppo”. I parlamentari della lega sembrano intenzionati a far confusione in aula tanto che fanno sapere di aver preparato dei cartelli da esibire durante e dopo il discorso di Monti.
Insulti e grida sono state riservate dai senatori della Lega anche a Renato Schifani. Mentre il presidente di Palazzo Madama chiedeva agli esponenti del Carroccio di togliere i cartelli e continuare ad ascoltare il discorso del premier Mario Monti, il senatore leghista Enrico Montani ha gridato più volte verso lo scranno della presidenza: “Vai a cagare! Pagliaccio!”. Schifani ha richiamato per ben due volte all’ordine Montani ma senza sortire alcun risultato.

Nella notte via libera delle Commissioni Bilancio e Finanze della Camera alla manovra. Il testo oggi in aula. Tra le novita’, l’Ici con una detrazione fino a 400 euro legata al numero dei figli; salve le pensioni sotto i 1.400 dal blocco dell’indicizzazione. Arriva anche un maxi-prelievo del 15% sulle pensioni oltre i 200.000 euro. Altre risorse dal prelievo sui capitali scudati. Cancellata la norma che spostava le liberalizzazioni al 2013. I pagamenti della pubblica amministrazione (comprese le pensioni) saranno in contanti fino a 1.000 euro, ma non ci sarà la tassa sui conti correnti (34 euro) su depositi sotto 5.000 euro.

Fonte: Ansa

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