“Il percorso di guerra non è finito ma non ho dubbi che la crescita verrà in qualche punto del 2013”. Miscela coraggio e rassicurazione Mario Monti, che nel corso dell’assemblea dell’ Abi, ha inviato il Paese a non abbassare la guardia sulla crescita. E’ “un tunnel, un percorso di guerra anche se pacifico”, in cui l’Italia si trova ma per il quale “c’è una prospettiva non lontana in cui saranno colti i frutti” degli sforzi compiuti, aggiunge.
Il premier ha espresso poi apprezzamento per l’atteggiamento del del presidente dell’Abi, Giuseppe Mussari, che nella sua relazione ha assicurato sostegno al Governo italiano, nonostante le critiche. “E’ auspicabile che tutte le parti sociali, pur con la propria identità e stile, si ispirino a questo comportamento che ha delineato Mussari. Vorrei lo facessero non perché il governo cerca di soddisfare alcune parti sociali e non altre ma perché occorre andare in una direzione oggettivamente utile”, ha aggiunto il presidente del Consiglio.
In merito alla spending review ha poi precisato: “il governo sta tentando di ncidere pesantemente sull’aspetto più nefasto dei meccanismi che generano spesa pubblica, che hanno prodotto una serie di effetti perversi”.
Riferendosi all’Eurogruppo ha poi spiegato: “E’ così difficile comunicare decisioni prese a diciassette e a ventisette paesi membri dell’Unione, che a volte può sembrare che queste decisioni assumano i contorni della “tela di Penelope”. Monti evoca l’immagine del lavoro che la moglie di Ulisse nell’Odissea tesseva di giorno e disfaceva di notte per indicare la complessità di far risultare coerenti nei confronti dei mercati i messaggi che giungono dall’Unione europea. Monti ha voluto specificare che il richiamo al personaggio del poema di Omero era stato fatto “senza alcun richiamo al grande paese cui Penelope appartiene”, suscitando l’applauso dell’assemblea dell’Abi.
Infine un retroscena sul G20 di inizio novembre scorso, dove l’allora premier Berlusconi “è stato sottoposto a una pressione, immagino sgradevolissima, prossima all’umiliazione, e che sostanzialmente nelle intenzioni dei prementi, non privi di motivi oggettivi per premere, avrebbe portato l’Italia a cedere buona parte della sua discrizionalita’ di politica economica”. Lo ricorda il premier Mario Monti, facendo riferimento alla fase cruciale della crisi che ha portato all’avvicendamento a Palazzo Chigi. “Il nostro è un Paese tra i più pronti a condividere con altri pezzi di sovranità se però avviene in contesto multilaterale, per far sorgere qualcosa di più grande, come l’Ue e l’Euro, ma credo che avendo avuto una storia coloniale sia un paese abbastanza riluttante a vedere limitata la propria sovranità su base secca, senza condivisione”, osserva Monti.