Monti all’Ue: “Crisi figlia di riforme inadeguate”

Non sembra dar troppo peso ai risultati elettorali il premier Monti, che al contrario guarda con ottimismo agli esiti delle votazioni di Francia, Grecia e persino Germania. Il professore è infatti convinto che la nuova geografia politica venutasi a creare nel Vecchio Continente, possa fungere da incentivo alla capacità del governo di fare di più sul fronte della crescita. Ma in questo compito, un aiuto serio deve arrivare dall’Ue, che deve varare misure concrete per rilanciare l’economia europea.Ed in merito alla crisi afferma che essa è “figlia dell’insufficiente attenzione alle “riforme strutturali” e pone l’accento sulle “conseguenze umane” che essa sta creando. Un chiaro invito dunque ai responsabili della crisi a rifletterci su. Ma poi precisa di non volersi riferire ai tanti suicidi accaduti in questi giorni, come da una fazione all’altra i partiti, invece, avevano fatto notare, perché il discorso del professore, a suo dire, non è una “speculazione politica”.Ed infatti, il vertice con il commissario Ue Olli Rehn ha affrontato proprio il tema delle riforme italiane nel quadro della governance Ue. Inoltre ha una proposta per Berlino. Chiede infatti ai tedeschi di modificare le regole contabili in modo che gli investimenti pubblici e il saldo dei debiti della Pa nei confronti delle imprese non gravi più sui bilancio statali. Con lo scopo di convincere la Merkel, esorta la Commissione europea a “trascinare” i partner Ue più riluttanti e spronando gli altri partner a darsi una mossa. Ed infatti sottolinea: “non possiamo più solo studiare le misure per favorire la crescita, dobbiamo attuarle”. Sa perfettamente che le forze politiche, “insofferenti” alla disciplina di bilancio, gli chiedono di “battere i pugni sul tavolo”. Ma farlo, magari adottando unilateralmente misure contrarie al rigore, sarebbe “controproducente” perché l’Italia sarebbe punita dai mercati con lo spread che “schizzerebbe” alle stelle. A tal fine, possono essere utili le elezioni del fine settimana (in Italia, in Germania, ma soprattutto in Francia e in Grecia), proprio per il boom dei partiti antisistema. “L’Italia – ribadisce il premier- non punta a rinunciare al rigore, ma accompagnare alla disciplina azioni per rilanciare l’economia”.

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