Mario Monti non ha dubbi: il governo durerà fino al 2013. Parlando in Senato sull’esito del consiglio Ue si augura che “nei pochi mesi che rimangono, fino alla primavera del 2013 il governo potrà interagire con il Parlamento, con il vostro appoggio e la vostra fiducia” e “speriamo che questo avvenga in una prospettiva più serena nei prossimi tempi”. Porge, dunque, il ramoscello di pace ai partiti della sua strana maggioranza dopo le voci di elezioni anticipate che si sono rincorse nella settimana pre vertice. “Io so quanto sia importante, e lo dico al di fuori di ogni dovere formale, lo stimolo, l’appoggio e l’incoraggiamento che il Parlamento ci ha dato”. E ricorda l’invito a far sentire al sua voce in Europa e a batter i pugni sul tavolo. “Ricordo alcune voci del Parlamento che ho capito che esprimevano in modo ipersemplificato il sentimento quando dicevano di picchiare i pugni sul tavolo. Se questo significa costruire un’azione diplomatica serrata e costante, creare occasioni di incontri come quello tra i quattro principali Paesi dell’Eurozona a Roma, e poi anche fare queste riserve al momento opportuno – ha precisato Monti riferendosi al veto posto giovedì sera sulla crescita – credo di aver interpretato anche nel metodo il pensiero e l’orientamento del Parlamento”. Un vertice che si è concluso con un risultato positivo per l’Italia, come ribadisce in Aula il presidente del consiglio. “Il vertice Ue di fine giugno ha rappresentato un passo avanti per un’Europa come noi la vogliamo: più orientata alla crescita, stabile e solidale”. E “porre la crescita come obiettivo ha anche un valore dal punto di vista politico a livello europeo”, dice Monti parlando al Senato. “Possiamo dirci soddisfatti per il risultato ottenuto dal Consiglio europeo”. “E’ stato sottoscritto l’accordo per la crescita”, un patto, ha ricordato il premier, che “mobiliterà 120 miliardi di euro, al servizio di investimenti e occupazione, in particolare di giovani e donne”. Ma il Consiglio europeo di Bruxelles ha anche affrontato “questioni che fino a qualche tempo fa erano considerate un tabù, come l’emissione degli eurobond”. Ora però il percorso verso meccanismi di stabilizzazione dei mercati “non è assolutamente finito”. Insomma dalle parole bisognerà passare ai fatti concreti. “Bisognerà passare alla formulazione nell’Eurogruppo del 9 luglio e forse anche del 20 luglio per cristallizzare e consolidare il tutto, con la presenza di alcuni, Olanda e Finlandia ad esempio, che hanno una certa insofferenza verso questi meccanismi e probabilmente avranno posizioni che cercheremo di sormontare”.
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