(FILE) A file picture dated 13 July 2011 shows the Moody's logo outside the offices of Moody's Corporation in New York, New York, USA. ANSA/ANDREW GOMBERT

Moody’s rivede l’outlook dell’Italia da “stabile” a “negativo”

Arriva un altro segnale di pessimismo da Moody’s. L’agenzia americana venerdì ha comunicato la variazione dell’outlook per il rating dell’Italia, portandolo da “stabile” a “negativo”, confermando tuttavia il giudizio Baa3.

I motivi dietro la decisione di Moody’s

Sulla decisione di Moody’s pesa “la fine del governo Draghi e le elezioni anticipate del 25 settembre, che aumentano l’incertezza politica”, il tutto in contesto internazionale caratterizzato da una forte incertezza economica e geopolitica. In particolare, la scelta di Moody’s è stata guidata principalmente da tre motivazioni. In primis il crescente rischio che l’instabile contesto politico italiano ostacoli le riforme strutturali previste per il nostro Paese, comprese quelle previste dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR). In secondo luogo, secondo Moody’s ci sono “rischi materiali sulle prospettive di crescita dovuti all’incertezza sull’approvvigionamento delle forniture energetiche” del Paese e questo a causa delle tensioni con la Russia, che rappresentano un freno persistente alla crescita economica. Infine, come terzo elemento di preoccupazione bisogna considerare il rischio che la situazione fiscale italiana peggiori per bassa crescita, aumento dei costi di finanziamento e potenziale politica fiscale meno rigorosa. Tuttavia, Moody’s osserva che il rating Baa3 riflette anche i significativi punti di forza dell’economia italiana, tra cui “il robusto settore manifatturiero, l’elevata ricchezza delle famiglie e il basso indebitamento del settore privato”.

Non si è fatta attendere la replica del Ministero dell’Economia e delle Finanze (Mef), che ha definito la decisione presa da Moody’s come “opinabile”. In particolare il Mef ha rivendicato la crescita del Pil italiano migliore della media europea e al di sopra delle previsioni, ma anche la sostanziosa discesa del rapporto debito/Pil e l’avanzamento dei progetti del Pnrr.

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