Le alte cariche dello Stato ricordano la strage di via Fani a 37 anni dal rapimento di Aldo Moro da parte delle br. Il 16 marzo 1978 nell’agguato al presidente Dc morirono 5 uomini della sua scorta. Il presidente della commissione parlamentare di inchiesta sul caso Moro, Beppe Fioroni, ha fatto sapere che il governo si impegnerà per il ritorno in Italia di Alessio Casimirri, uno dei due brigatisti ancora all’estero, perchè sconti la sua pena nel nostro Paese: “Il Paese merita di non pagare più il conto salato di non conoscere la verità. Dopo 37 anni sono più le ombre che le luci sulla vicenda e il prezzo che non possiamo più sopportare è quello di non sapere. Oggi discutiamo di Battisti e della sua estradizione, una battaglia che il governo e la società civile stanno facendo, ma non possiamo non ricordare che da 37 anni il brigatista Alessio Casimirri, condannato a sei ergastoli per decine di persone uccise è ancora latitante. Casimirri, ha ricordato Fioroni, vive felicemente in Nicaragua senza aver scontato un giorno di pena. Noi abbiamo buoni rapporti con il Nicaragua, dove Casimirri risiede. Abbiamo contribuito ad abbattere il suo debito. Spero che si possa arrivare a sentire qual è la versione di Casimirri. Oggi che ricordiamo l’eccidio a cui partecipò e credo che il governo debba riprendere con forza l’estradizione di quel brigatista non per vendetta ma per una giustizia giusta e per una verità che va accertata. Mi auguro che i ministri Orlando e Gentiloni rapidamente pongano all’ordine del giorno per via diplomatica oltre che per via giudiziaria la vicenda, con un Paese a cui l’Italia ha dimezzato il debito e con cui le relazioni diplomatiche sono ottime. Sarkozy ha parlato di impegni di Mitterrand, ricordiamoci che questa vicenda ha riguardato direttamente anche Casimirri e quest’anno credo sia il momento giusto. Giuseppe Fioroni, ha anche acquisito diciassette cassette audio-registrate a via Gradoli. Le cassette sono state ritrovate tra i reperti del covo brigatista di via Gradoli grazie al lavoro della dottoressa Antonia Giammaria, magistrato distaccato presso l’organismo parlamentare. Da quel che si conosce dagli atti erano 18 le cassette registrate ritrovate nel covo e mai ascoltate e ne manca una. Per il momento le cassette sono nella cassaforte della Commissione e saranno consegnate nei prossimi giorni al Ris dei carabinieri. Gli specialisti del reparto investigazioni scientifiche dell’Arma cercheranno riportare alla luce le eventuali tracce di incisioni audio realizzate nel covo di via Gradoli. Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha deposto una corona a via Fani, a Roma, in memoria degli agenti della scorta uccisi durante il rapimento di Aldo Moro il 16 marzo del 1978. Mattarella, a capo scoperto nonostante la pioggia, si è fermato in un minuto di raccoglimento di fronte alla lapide con i nomi e le effigi delle cinque vittime della strage. Il capo dello Stato, dopo aver deposto la corona, si è fermato a parlare con i familiari degli agenti uccisi, prima di risalire sull’auto e lasciare via Fani. Anche i presidenti di Camera e Senato, Laura Boldrini e Pietro Grasso e il ministro dell’Interno, Angelino Alfano, hanno deposto due corone di fiori sulla lapide che ricorda le vittime di via Fani. Tra le altre affermazioni commentate da Fioroni anche la novità della richiesta di nuove indagini, avanzata dai familiari delle vittime di via Fani, su Giovanni Senzani “mai indagato né perseguito” per il caso Moro. Una memoria per chiedere di tornare ad indagare a 360 gradi sui molti “buchi” giudiziari di via Fani; dai due della Honda mai identificati ma certamente presenti quel giorno; allo sparatore che fa gran parte del lavoro mentre ai Br identificati si inceppano i mitra; ai bossoli senza data e con particolari caratteristiche che sono proprie di quelli in uso a forze “non convenzionali”; al ruolo di uno dei primi uomini ad arrivare a via Fani dopo la sparatoria, quel Bruno Barbaro parente di un addestratore di Gladio e con ufficio davanti al luogo dell’eccidio dei 5 uomini della scorta di Aldo Moro il 16 marzo di 37 anni fa. Il Procuratore generale presso la corte di Appello di Roma, Antonio Marini, interrogherà i Br, tutti, anche gli “irriducibili” che non hanno mai collaborato con la giustizia. La prima perizia balistica del 1978 stabilì che uno degli assalitori sparò da solo oltre il 53% dei proiettili e nel 1994 una seconda perizia sostenne che un solo uomo sparò tra il 34 e il 59% del totale dei colpi. E tutto ciò a fronte del fatto che i Br raccontano quasi tutti che le loro armi si incepparono. Fiore, pur cambiando il caricatore non sparò un solo colpo e Mario Moretti ha parlato di “capacità militare approssimativa” del commando con una preparazione tecnica che avrebbe fatto ridere un caporale di qualsiasi esercito. La novità è nella richiesta dei familiari è quella di riaprire indagini anche su Giovanni Senzani, il capo Br che entra in gioco solo nel 1979 anche se già dal 1977 affittava una sua casa di Firenze ai Br poi presenti in via Fani. “Che Dio mi aiuti. I familiari delle vittime giustamente reclamano che sia fatta piena luce in questa tragica vicenda e mi ripropongo di riascoltare tutti i brigatisti che hanno partecipato all’agguato mortale di Via Fani, compresi gli ‘irriducibili’, nella speranza che il tempo trascorso, anche in espiazione di pena, possa aver cambiato la loro personalità, determinando un diverso atteggiamento nei miei confronti, nel senso di dichiararsi disponibili ad offrire il proprio contributo alla ricerca della verità .
Cocis