Il processo per la morte di Giuseppe Uva si conclude con la sentenza della Corte di Cassazione. La corte suprema ha confermato l’assoluzione con formula piena per gli imputati.
Per la morte di Giuseppe Uva erano sotto accusa due carabinieri, Paolo Righetto e Stefano Del Bosco, e sei poliziotti, Vito Capuano, Luigi Empirio, Piefrancesco Colucci, Francesco Focarelli Barone, Bruno Belisario e Gioacchino Rubino.
Gli otto imputati erano accusati di omicidio preterintenzionale e sequestro di persona. I giudici di primo e secondo grado avevano deciso per l’assoluzione, perché il “fatto non sussiste“. Nella serata di lunedì, la Cassazione ha confermato l’assoluzione per gli imputati, scrivendo la parola fine su uno dei processi maggiormente alla ribalta da parte dei media.
Il 14 giugno 2008, Giuseppe Uva, insieme all’amico Alberto Bigioggero, viene fermato a Varese in piena notte, mentre sta spostando delle transenne di un cantiere e rovesciando cassonetti. Portato presso la caserma dei carabinieri, l’operaio varesino muore in ospedale a causa di un arresto cardiaco.
Alberto Bigioggero ha raccontato ai magistrati che l’amico Giuseppe Uva fu vittima di un pestaggio prima di essere trasportato in ospedale a Circolo e sottoposto a trattamento sanitario.
Dopo la sentenza di assoluzione pronunciata dalla Corte d’Appello, la Procura di Milano e le parti civili avevano presentato ricorso. La richiesta dell’accusa puntava alla condanna degli imputati, chiedendo fino a tredici anni di reclusione per gli uomini in difesa. Anche il Pg della Cassazione Tomaso Epidendio, nella sua requisitoria, aveva chiesto di riaprire il processo.