E’ morto a Belgrado a 83 anni, lo scrittore e filosofo serbo Radomir Konstantinovic, affermatosi a livello internazionale con il libro “La filosofia del villaggio”. “La centralità del villaggio è una forma peculiare di una società non ancora del tutto integrata e non ancora uscita completamente dalla cultura rurale al fine di attuare una prima urbanizzazione”: così Konstantinović si esprime in “La filosofia del villaggio” (1981), secondo il quale la “palanka” (villaggio) è una sorta di limbo tra città e paese. L’autore serbo narra con grande sapienza come, nel mondo slavo, la mentalità della “villaggio” sopravvive anche nella realtà urbana come filosofia ad uso quotidiano di una società che resta sospesa tra tribalismo e modernizzazione. Nato nel 1928 a Subotica, nella Serbia settentrionale, nella provincia autonoma della Vojvodina, Konstantinovic esordì come giornalista, collaborando con Radio Zagabria. In seguito si è dedicato all’attività di scrittore, saggista e drammaturgo, pubblicando tra l’altro saggi e opere critiche sui fenomeni e sui problemi letterari contemporanei, nazionali e stranieri. E’ autore di numerosi radiodrammi e di raccolte di poesie, tra cui spicca “Casa senza tetto”, la sua prima collezione del 1951. Konstantinovic si è poi distinto anche per i suoi romanzi, animati da motivi esistenzialistici e visionario-utopistici: tra di essi spiccano “Dacci oggi” (1954), “Trappola per topi” (1956), “Puliti e sporchi” (1958) e “L’uscita” (1960).
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