Aveva compiuto 90 anni dieci giorni fa. Flavio Carboni, nato a Torralba (comune del Sassarese) nel 1932 e deceduto nella notte a Roma, era sulla breccia da almeno 50 anni, quando il suo attivismo e la sua curiosità lo portarono ad affacciarsi nel mondo dell’alta finanza. Gli sono state attribuite amicizie o frequentazioni pericolose come con l’ex 007 Francesco Pazienza o con l’allora capo della loggia massonica P2 Licio Gelli. Ha avuto rapporti d’affari con l’imprenditore Silvio Berlusconi, non ancora sceso in politica.
Carboni è stato protagonista delle vicende giudiziarie più clamorose degli ultimi 40 anni, casi spesso irrisolti: a partire dal 1982 è stato più volte arrestato e processato, costretto a difendersi dalle accuse più disparate: dall’attentato al vicepresidente del Banco Ambrosiano Roberto Rosone all’omicidio del banchiere Roberto Calvi fino all’accusa di corruzione nell’ambito di una inchiesta sugli appalti per l’energia eolica in Sardegna, ‘costola’ del procedimento principale sulla cosiddetta P3. E poi negli anni tante altre accuse di falso, truffa e bancarotta. L’unica condanna definitiva (8 anni e mezzo) è legata al crac del Banco Ambrosiano. Nel 2010, Carboni venne sentito come testimone anche sul rapimento di Emanuela Orlandi la quindicenne figlia di un commesso della Prefettura della casa pontificia.