Il suo ultimo film ‘Afterimage‘ sarà presentato giovedì prossimo a Roma durante la Festa del cinema, presenti l’equipe e gli attori che lo hanno realizzato. Il film racconta la vita del pittore polacco Wladyslaw Strzeminski (1893-1952) e delle repressioni da lui subite nel dopoguerra in Polonia per il rifiuto di piegarsi alle regole del ‘realismo socialista’, ovvero la dottrina ufficiale imposta agli artisti dal Partito comunista.
Wajda e’ il simbolo del cinema polacco che sta annusando i tempi e cerca di sottoporre le risposte alle domande che si pongono gli spettatori polacchi: è quanto ha scritto nel suo commiato per il regista piu’ noto critico cinematografico polacco, Tadeusz Sobolewski. Sobolewski ricorda come il film ‘L’uomo di marmo’ realizzato nel 1977 precedeva solo di qualche anno lo sciopero dell’agosto 1980 a Danzica e la nascita del sindacato Solidarnosc, il tema poi continuato da Wajda con ‘L’uomo di ferro’ realizzato nel 1982 nonche, dopo anni, con il film sul premio Nobel Lech Walesa ‘L’uomo della speranza’, presentato nel 2013. Wajda, che ha subito il duro impatto della Seconda guerra mondiale e nelle fosse di Katyn ha perso il padre, secondo Sobolewski ha cercato con vari film, compreso ‘Katyn’ del 2007, di avvisare e prevenire affinche’ i suoi connazionali non ripetono piu’ i sacrifici inutili, l’eroismo invano, il culto della sconfitta. Ha creduto nella missione del cinema, nella responsabilita’ dell’artista di fronte alla societa’”, ha sottolineato Sobolewski.