In Turchia riparte il negoziato con l’obiettivo di trovare una base d’accordo almeno per il cessate il fuoco. La Russia rinuncia alla ‘denazificazione’ e apre sull’Ucraina in Ue.
Guerra Ucraina-Russia, hanno preso il via a Istanbul i negoziati tra le delegazioni di Kiev e Mosca. Lo riferisce l’agenzia di stampa Interfax, ricordando intervento del presidente turco, Recep Tayyip Erdogan: ciascuna delle delegazioni ha infatti incontrato la parte turca prima dell’inizio dei colloqui.
“I progressi nei colloqui di pace tra le delegazioni ucraina e russa in Turchia potrebbero aprire la strada a un incontro a livello di leader”, ha dichiarato Erdogan, prima dell’inizio dei colloqui. “Su tutte le piattaforme internazionali abbiamo mostrato un approccio equo che difende i diritti e le sensibilità di entrambe le parti”, ha aggiunto. Le “preoccupazioni” di Russia e Ucraina sono “legittime”, ha quindi dichiarato il presidente turco per il quale il proseguimento delle ostilità tra Russia e Ucraina “non è nell’interesse di nessuno”.
Stando a quanto riportato dal Financial Times a proposito del negoziato che prende il via in Turchia, la Russia starebbe ammorbidendo – anche in virtù delle crescenti difficoltà sul campo – le proprie pretese rispetto al futuro status dell’Ucraina. I russi non parlano più di ‘denazificazione’ e ‘smilitarizzazione’ del paese e non si opporrebbero all’ingresso dell’Ucraina nell’Unione europea, fermo restando ovviamente una neutralità militare del Paese che deve abbandonare ogni pretesa di ingresso nella Nato. Nella bozza del documento per il cessate il fuoco, sottolineano le fonti americane, non compare più nemmeno la protezione legale per la lingua russa.
Dalla bozza resta fuori uno dei punti più critici per l’Ucraina, ovvero la rivendicazione delle regioni separatiste filorusse del Donbass e di Donetsk. Ed è proprio su quelle regioni, sul destino di Mariupol, che il negoziato rischia di arenarsi. C’è infatti parecchio scetticismo dopo la notizia dell’avvelenamento di Abramovich e di altri due mediatori.
Il presidente della Turchia, Recep Tayyip Erdogan, ha preparato l’incontro parlando sia con Vladimir Putin che con Volodymyr Zelensky. Secondo il ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba “l’obiettivo minimo saranno i corridoi umanitari e quello massimo il raggiungimento di un accordo su un cessate il fuoco”, mentre il consigliere del ministero degli Interni ucraino Vadym Denysenko si è detto scettico sulla possibilità di una svolta.
La Russia non ha in programma di attaccare nessun paese della Nato, ha detto all’emittente statunitense PBS il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov, a meno che non sia “un atto reciproco”. Lo riferisce la Tass. Rispondendo a una domanda sul possibile allargamento del conflitto a Paesi Nato, Peskov ha detto che “se non ci sarà un atto reciproco, se non ce lo fanno fare, non possiamo pensarci e non vogliamo pensarci”.
La città simbolo di questa strage di civili Mariupol sarebbe caduta sotto il controllo russo dopo un logoramento durato un mese. La città è completamente distrutta da settimane ormai. Dopo un mese di intensivi bombardamenti sarebbe crollata sotto l’esercito russo.
A proclamare la vittoria sono state le forze filorusse indipendenti della repubblica di Donetsk che hanno assediato la città sul Mar D’Azov. L’esercito di Putin si era riposizionato e aveva concentrato le sue forze proprio lì nel sud-est per porre fine alla resistenza di Mariupol. L’obiettivo del Cremlino è proprio quello di assicurarsi quella regione e la città che collega così le zone conquistate del Donbass alla Crimea.
Sembra che Putin stia realmente procedendo verso la divisione dell’Ucraina conquistando il sud-est e lasciando il resto dell’Ucraina libera di entrare nell’Ue a patto che non si armi. Ora che i separatisti hanno dichiarato di aver preso il pieno controllo di Mariupol, l’offensiva sembra conclusa in quella zona poiché Mariupol era rimasta l’unica roccaforte ancora ucraina.
L’agenzia di stampa governativa russa Tass cita “il vice ministro dell’Informazione” dell’autoproclamata Repubblica, Daniil Beznosov. “Su Mariupol la pulizia della città continua, il centro è già sotto il nostro pieno controllo”. Per pulizia etnica intendono i civili che stanno subendo perdite atroci da circa un mese, seppellendo i morti in fosse comuni. Più volte l’esercito russo si è macchiato di crimini contro i civili lanciando missili e bombardando i corridoi umanitari o siti in cui palesemente si trovavano persone e addirittura bambini come il caso dell’ospedale e quello del teatro.
Il sindaco di Mariupol Vadym Boichenko aveva dichiarato che tutti i civili dovevano essere evacuati per salvarli dalla “catastrofe umanitaria” in corso. Secondo Boichenko, ci sono ancora 160 mila civili intrappolati a Mariupol. Le condizioni in cui i cittadini di Mariupol stanno vivendo sono disumane e allo stremo. Non ci sono medicine né cibo e beni di prima necessità anche a causa del boicottaggio dell’esercito russo che non fa arrivare i beni all’interno della città. Da più di due settimane la popolazione vive senza riscaldamento e senza elettricità. Le condizioni igieniche sono scarse e l’esposizione a malattie è sempre più alta.
Il sindaco ha dichiarato inoltre che le truppe russe si sarebbero rifiutate di offrire una via d’uscita sicura ad oltre venti autobus per l’evacuazione dei civili. Ma davanti a queste evidenze circolate anche attraverso la voce di due giornalisti del Associated Press, Mosca continua la sua propaganda. Il Cremlino nega che a commettere questi atti disumani sia stato l’esercito russo ma anzi accusa le milizie nazionaliste ucraine di tenere in ostaggio i cittadini per usarli come scudi umani.
La resa però non è nei programmi per Mariupol e i suoi cittadini. Il sindaco smentisce la caduta di Mariupol e annuncia che “le forze ucraine continuano a resistere nella misura delle loro capacità difensive. Si tratta di una difesa eroica ma la bandiera ucraina sventola sempre su Mariupol”. Ma nonostante ciò sembra che a breve la capitolazione arriverà anche secondo gli esperti inglesi che parlano di “caduta imminente” per la stanchezza e la mancanza d munizioni.
Il capo negoziatore russo Vladimir Medinsky ha parlato di “colloqui costruttivi” con la contro parte ucraina, a Istanbul. Se si trova “un compromesso, la possibilità di un trattato di pace sarà più vicina“, ha spiegato Medinsky aggiungendo che “un incontro fra Vladimir Putin e Volodymyr Zelensky è possibile, ma solamente dopo che sarà stilata una bozza tra le parti“.
Il ministro degli Esteri del Paese, Mevlut Cavusoglu, ha affermato che i colloqui, il primo incontro faccia a faccia tra le due parti in più di due settimane, “hanno visto i progressi più significativi dall’inizio delle discussioni tra le due parti“.
Cavusoglu ha affermato che la Turchia ha accolto favorevolmente i due paesi che hanno raggiunto un compromesso e un’intesa comune su alcune questioni, ribadendo che la guerra deve finire il prima possibile.
Ha detto che “questioni più difficili” dovrebbero essere discusse in futuro tra i ministri degli esteri ucraino e russo.
“Continueremo i nostri negoziati con la Russia ma coinvolgeremo anche i Paesi garanti“. Lo ha affermato il delegato ucraino Mikhaylo Podolyak, consigliere del presidente ucraino Volodymyr Zelensky, in una conferenza stampa dopo la sessione dei colloqui con rappresentanti di Mosca e Kiev. La Turchia, che ha ospitato l’incontro, fa parte degli 8 Stati garanti che ha designato Kiev.
Nuovi colloqui tra Ucraina e Russia ad Istanbul, con Kiev che cerca un cessate il fuoco senza compromettere la sua sovranità o integrità territoriale ed entrambe le parti sminuiscono le speranze di una svolta precoce.