Mose: pignorati 1,2 milioni a ex presidente Consorzio Venezia Nuova

Il pignoramento dei beni per oltre 1,2 milioni di euro all’ex presidente del Consorzio Venezia Nuova, condannato in via definitiva per il giro di tangenti nei lavori per la realizzazione del Mose. E’ la misura disposta dalla Corte dei Conti della Regione Veneto su richiesta dei magistrati contabili che hanno anche instaurato un’azione revocatoria su altri beni già di proprietà dei soggetti coinvolti ed alienati nel quinquennio precedente alla condanna erariale per un valore di circa 2, 5 milioni di euro.

I provvedimenti costituiscono l’ultimo atto delle azioni di responsabilità per danno erariale promosse dalla Procura Regionale della Corte dei Conti per il Veneto nell’ambito dell’inchiesta penale sul Mose. Le indagini hanno fatto emergere un articolato sistema finalizzato alla creazione di fondi neri, attraverso l’emissione e l’utilizzo di fatture per operazioni inesistenti. Un sistema, secondo la ricostruzioni degli inquirenti veneti, architettato per alimentare un vasto gito di tangenti a favore di funzionari pubblici anche attraverso il finanziamento illecito di campagne elettorali di esponenti politici locali. Sono stati i militari della Guardia di Finanza, che hanno condotto le indagini su delega del procuratore regionale della Corte dei Conti, Paolo Evangelista, ad individuare i beni oggetto pignoramento e dell’azione revocatoria grazie a una serie accertamenti patrimoniali e bancari mirati.

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