Luigi di Maio ha abbandonato gli interessi di partito per dedicarsi  ai dossier della Farnesina.

Al momento emerge sottotraccia la possibilità di avere una leadership a due con Conte e Di Maio a spartirsi il potere. Molti, tra senatori e deputati, sembrano essere d’accordo su un simile sviluppo anche così perché si eviterebbe la nascita di nuove correnti. Quest’ultimo è stato uno dei principali argomenti trattati a Marina di Bibbona, nella villa di Grillo, in quanto, qualora avvenisse, destinerebbe ad un indebolimento ulteriormente i pentastellati.

‘Quando c’era Luigi queste correnti non esistevano e non si capisce perché ora stiano proliferando in questo modo’, è stato il commento di un deputato,  a Tpi.it.  Conte ha scarsissimo margine d’azione a differenza di Di Maio che, invece,  ne ha più volte frenato la nascita.

Un problema sentito è rappresentato dalle amministrative visto che  le prossime elezioni rischiano di sancire una vera disfatta, come   emerge dalle previsioni nelle principali città italiane.

A Milano dovrebbe esserci un accordo su Sala, ciò significa che la coalizione sarà a trazione Pd. A Torino, dove da poco è nato il ‘Movimento 4 Ottobre’, un partito formato dai 5 Stelle delusi.  A Bologna il peso politico dei pentastellati è pressoché nullo mentre a Roma la candidatura di Virginia Raggi, nonostante sia sta ufficializzata anche da Grillo, ha fatto nascere e continua a dare vita a numerosi malumori.

L’unico luogo dove realmente è possibile immaginare una vittoria dei 5 stelle è in patria di Luigi Di Maio, a Napoli, dove il candidato dovrebbe essere Roberto Fico.

 Lo stato di fatto del Movimento ci dice che Giuseppe Conte, a parte una noiosa riunione in streaming,  non ha detto niente, dai famosi Stati generali del Movimento sono passati  mesi, nessuno organo direttivo è stato eletto,  Alessandro Di Battista è andato via e decine di parlamentari hanno tranquillamente trovato casa in altri gruppi parlamentari.

Davide Casaleggio è in rotta con i capi del Movimento creato da suo padre, mentre Repubblica ci informa che la Conte-revolution consisterebbe nell’adozione di uno slogan vecchio come, ‘né di destra né di sinistra’, che poteva avere un senso nella stagione dell’assalto al cielo e del trionfo dell’antipolitica, mentre adesso odora di  qualunquismo.

Che analisi fanno, i grillini, dello stato della sinistra italiana? Che giudizio danno della destra italiana? Che cosa significa avvicinarsi al Partito socialista europeo, ammesso che sia vero? O voler diventare una specie di partito verde? Quali sono insomma i capisaldi di teoria politica che sorreggono quel vecchio slogan?

L’ex premier  ha contattato Beppe Grillo per spingerlo verso l’estrema idea   di ‘rifondazione’, studiata inizialmente e poi accantonata. Conte vorrebbe ripartire da zero: nuovo statuto e nuovo simbolo che lo accompagni verso le prossime politiche. In pratica un totale abbandono del brand originario. Il rinnovamento del M5s è in stallo  per alcune divergenze tra Giuseppe Conte e Beppe Grillo. L’ex premier infatti vuole che il ‘suo’ Movimento Cinque Stelle abbia un ‘orientamento progressista’ e che l’approdo a Bruxelles dovrà essere il Partito socialista europeo. Su questo ultimo punto c’è tensione visto che, riporta il ‘Corriere della Sera’ in un retroscena, tra i maggiorenti c’è chi preme per andare tra i liberali dell’Alde e chi tra gli ambientalisti.

Ma il vero motivo di scontro, è il simbolo. Ci sono state una serie di telefonate tra Beppe Grillo e Conte. Il Corriere rivela che l’ex premier sia stato ‘a un passo’ da un clamoroso ripensamento. L ‘avvocato aveva pensato di mettere nel logo la parola ‘Conte’ o la formula ‘con te’ ma Grillo lo ha  stoppato.

Insomma la rifondazione del Movimento è fermo, ‘impigliato – oltre che nelle dispute interne – nelle carte bollate del Tribunale di Cagliari (l’istanza era stata avanzata da una consigliera espulsa) e nell’attesa di un pronunciamento sul ripristino dell’organismo collegiale decaduto, che nello statuto ha preso il posto del vecchio capo politico.

A questo possiamo aggiungere la mancanza di garanzie che potrebbe completamente bloccare i parlamentari e le scarse risorse economiche in cui versano le casse pentastellate. Il Movimento si prepara a nuove spese con la sede e lo staff di supporto a Conte, unita ad  una struttura territoriale che potrebbe richiedere qualche piccolo sacrificio economico.  Il garante riflette ma è fortemente perplesso…