Mps conflitto d’interesse Pd e finanza visti da Maria Elena Boschi e Giorgia Meloni

Unicredit entra nella virtual data room di Mps e inizia la due diligence sulla banca senese che nei prossimi 40 giorni servirà a verificare la fattibilità di un’intesa con il Tesoro per rilevare – come ha comunicato Unicredit – un “perimetro selezionato” del Monte, relativo alle sole “attività commerciali” e ripulito da rischi legali e crediti deteriorati.
L’avvio dei lavori – che vede in campo al momento solo i team interni di Unicredit, assistiti dall’advisor Cappelli Rccd – avviene sotto l’artiglieria dei sindacati e della politica, specialmente locale, tutti preoccupati per le ricadute, specialmente nella città del Palio, di un’operazione che rischia di cancellare la più antica, anche se malconcia, banca al mondo.

“La nostra può essere una banca che magari si ridimensiona o magari trova una partnership da pari a pari con qualche altro soggetto bancario, ma non c’è fretta di svenderla. Possiamo parlarne e trovare una sinergia insieme. È questo che mi aspetto dal ministero del Tesoro”, ha detto il presidente della Regione Toscana, Eugenio Giani, mentre dal Comune di Siena – dove domani il sindaco terrà una conferenza stampa – riecheggia “grandissima preoccupazione”.
Tra i nodi da sciogliere c’è infatti quello della direzione generale di Siena, di cui Unicredit, interessata alla struttura commerciale, non ha bisogno. Dal Tesoro assicurano che si farà di tutto per limitare gli esuberi e difendere l’integrità del Monte. Ma il rischio di 5-6 mila uscite (da gestire su base volontaria con scivoli fino a sette anni, costo 1,2 miliardi) esiste e non a caso al Mef si ragiona su misure compensative a favore del territorio, investendo, ad esempio, sulla filiera farmaceutica.

“Siamo davanti a un disastro targato Pd che sta riuscendo a distruggere la banca più vecchia del mondo: privato sì ma non così, a spese dello Stato. Ora tutelare il marchio e l’occupazione, con una banca dei territori”, attacca il leader della Lega Matteo Salvini. Le file del partito del rinvio sono stipate e trasversali: “vendere a pochi mesi dalla deadline prevista dalla Commissione europea, vuol dire rassegnarsi alla svendita”, dice Stefano Fassina di Leu. Gli europarlamentari Raffaele Fitto e Carlo Fidanza (FdI) hanno presentato una interrogazione urgente alla Commissione per chiedere una proroga. Senza il “blocco dei 6000 esuberi” e il “mantenimento” del marchio Mps “è giusto” un rinvio, afferma il sottosegretario al Mef della Lega, Claudio Durigon. Di “evidenti criticità” parla Michele Gubitosa (M5S): “quello che il Governo dovrebbe fare è chiedere più tempo”.
Il Tesoro, in attesa che domani  il ministro Daniele Franco riferisca in Parlamento, va però avanti per la sua strada, rafforzato nei suoi convincimenti dall’esito dello stress test, che ha visto Mps ultima in Europa. Gli analisti di Morgan Stanley vedono un “razionale” nel coprire lo shortfall di capitale “usando la ricapitalizzazione precauzionale senza burden sharing”, opzione resa possibile dal temporary framework sugli aiuti di Stato ma non esente da rischi, visto che per ‘salvare’ gli obbligazionisti occorre dimostrare che il deficit è una conseguenza del Covid. In ogni caso, secondo Bloomberg, Mef e Unicredit cercheranno una strada per proteggere i bondholder, anche trasferendo i bond subordinati a Unicredit.
“Pier Carlo Padoan ha evitato il disastro su Mps e i responsabili dei guai della banca vanno cercati negli ispiratori degli strani accordi con il mondo dalemiano in Puglia”. Maria Elena Boschi si schiera con l’ex ministro del Tesoro e attacca l’ex segretario del PD dopo le nuove polemiche sul Monte dei Paschi di Siena. “Padoan ha evitato il disastro nel 2017. Chi l’ha distrutta va cercato negli ispiratori degli strani accordi con Banca 121 e il mondo dalemiano in Puglia, fino alla sciagurata operazione Antonveneta. Ma purtroppo la storia delle banche in questo Paese viene raccontata solo a senso unico”, ribadisce l’esponente di Italia Viva.

Diversa l’interpretazione di Giorgia Meloni che scrive una lettera sul Monte Paschi di Siena inviandola al Corriere delle Sera:

Gentile direttore, la probabile acquisizione a prezzi di saldo di Monte dei Paschi di Siena da parte di Unicredit, il cui attuale presidente è lo stesso Pier Carlo Padoan del Pd che da ministro del Tesoro tanto si occupò delle sorti di Mps, è solo l’ennesima conferma del vergognoso modus operandi della sinistra italiana che usa lo Stato per opache manovre finanziarie e per proprio tornaconto politico e personale. Nel 2017 Padoan salvò Mps coi soldi dei contribuenti italiani, operazione costata oltre 5 miliardi, si fece quindi eleggere l’anno successivo parlamentare a Siena, ma per non farsi mancare nulla, ora da presidente di UniCredit è pronto al colpaccio: acquisire la banca senese a condizioni molto vantaggiose, da lui stesso create in qualità di ministro e con la norma DTA inserita nella legge di Bilancio dal suo sodale, l’allora ministro Gualtieri, ora candidato a sindaco di Roma. L’attuale segretario del Pd, Enrico Letta, non vuole restare escluso dal banchetto e annuncia la sua candidatura nel collegio di Siena, proprio mentre le sorti della banca sono di nuovo ostaggio delle decisioni del governo di cui il Pd ha una buona dose di ministri politici e tecnici. I conflitti di interessi tra Pd e finanza sono dannosi per le banche e fatali per i contribuenti come hanno dimostrato le vicende di questi anni. Oggi Unicredit di Padoan acquisisce solo la parte attiva del Monte dei Paschi di Siena mentre le passività e i contenziosi restano al Mef, e cioè a noi cittadini. Crediti deteriorati e debiti ereditati da decenni di gestione clientelare targata Pd vengono per l’ennesima volta scaricati sui cittadini, così come i risarcimenti miliardari per le cause legali, per non parlare dei cosiddetti «esuberi», cioè di migliaia di lavoratori che dovranno abbandonare l’istituto. Passano i governi, ma le ricette del Pd per le crisi bancarie no: privatizzare i profitti e scaricare sui contribuenti le perdite. Stavolta è il capitolo di Unicredit con Mps con un conto per lo Stato di altri potenziali 10 miliardi oltre quelli già corrisposti. Gli speculatori finanziari ringraziano e la mangiatoia della sinistra si allarga. Fratelli d’Italia darà battaglia in ogni sede contro questo scandalo a partire dal Parlamento: chiediamo ancora una volta e con determinazione al governo e al ministro dell’Economia, Daniele Franco, di riferire tempestivamente sul tema in Aula. L’esecutivo ha già incredibilmente respinto questa richiesta avanzata da FdI, dimostrando ancora una volta che per questa maggioranza la democrazia parlamentare vale solo quando si tratta di creare governi nei laboratori del Palazzo, umiliando la volontà dei cittadini. Ma non quando l’esecutivo deve rispondere del suo operato davanti ai rappresentanti del popolo.

Il ministro per gli affari regionali e le autonomie, Mariastella Gelmini, prova a raffreddare il toni: “Abbiamo il grande privilegio di poter contare su una persona come il Presidente del Consiglio Mario Draghi che è l’uomo giusto. Ma il Monte, che giovedì approverà i conti del semestre e la transazione con la Fondazione Mps, non è l’unica banca in affanno: Carige ha perso quasi l’11% all’indomani di uno stress test chiuso con un’erosione di capitale molto simile a quella di Siena.

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